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giovedì, Dicembre 26, 2024

Laurea a Liliana Segre: “Non ci sono le parole per dire quello che succedeva nei lager”

Da Leggere

A 93 anni, in un giorno importante per Liliana Segre, che ha ricevuto ieri la laurea honoris causa oggi in Scienze storicheper aver raccontato con rigore e obiettività l’indicibile“. Questa è una delle motivazioni che si legge nella pergamena, consegnata alla senatrice a vita dall’Università Statale di Milano in occasione del Giorno della Memoria.

Per il ministro dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, che ha presenziato alla cerimonia, la decisione dell’ateneo milanese è un “grande atto di civiltà”. 

La cerimonia è stata introdotta dal rettore della Statale, Elio Franzini, che ha ricordato che Liliana Segre era soltanto una bimba quando partì dal Binario 21 della Stazione Centrale e “destinata a uno dei più grandi orrori senza riscatto che la storia ha generato. Una storia che continua a generare orrori, a massacrare bambini – da Gaza al Sudan, dal Congo al Mali e all’Ucraina“. La laurea honoris causa riconosciuta a Segre ha il compito di “Tenere viva la memoria, in primo luogo della Shoah, studiarla, coltivarla, trasmetterla – non smettere mai“.

Nel corso della cerimonia Liliana Segre ha dialogato con il giornalista Enrico Mentana sulla Shoah precisando: Viviamo un tempo in cui mi è difficile far parte degli ottimisti C’è qualche cosa di già sentito, di già sofferto. La senatrice si è soffermata, in particolare, sulla guerra tra Hamas e Israele: “Quel che sta succedendo e quel che è successo il 7 ottobre mi hanno messo in una condizione che non avevo vissuto prima“.

 Da qui il racconto di quando lei si trova da sola ad affrontare la notte: Più si diventa vecchi e più la notte diventa difficile. E non c’è notte dal 7 ottobre che non mi tenga in parte sveglia a pensare a quello che succede. E poiché io sono una donna di pace mi ha sempre fatto soffrire l’odio tra le parti e la vendetta che non concepisco.

Poi la narrazione riporta alla deportazione. “Non ho mai detto tutto perché non c’è vocabolario che abbia le parole per dire la verità di quello che è stato. Io le parole non le ho mai trovate. Né io, né Primo Levi, né Elie Wiesel. Non ci sono le parole per dire quello che succedeva nei lager. Un attimo, ti volti e sei vivo per miracolo.

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