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martedì, Ottobre 15, 2024

“Marzu pacciu e ventarulu”, tra proverbi e pregiudizi

Da Leggere

Rossella Barletta
Rossella Barletta
Rossella Barletta, esperta di storia locale, da oltre quarant’anni indaga sul patrimonio storico, folklorico, antropologico, artigianale, gastronomico del Salento. Negli ultimi tempi il suo interesse precipuo è rivolto al recupero del lessico dialettale e gergale, prima che cada nell’oblio, coi suoi risvolti umani, sociali e storici. Tantissime le sue pubblicazioni, che possono essere consultate su www.rossellabarletta.it o sul sito edizionigrifo.it.

Improvvisi mutamenti meteorologici caratterizzano il mese durante il quale giornate col tempo bellissimo lasciano il posto a fenomeni temporaleschi, sia pure di breve durata, che fanno dire: a marzu e’ mugghiu ttieni do’ umbrelle: pe’ li giurni tristi e pe lli giurni bueni, a marzo è bene tenere due ombrelli: per i giorni di cattivo tempo (per ripararsi dalla pioggia) e per i giorni di bel tempo, utili per ripararsi dai raggi cocenti del sole. È possibile che avvengano nevicate, grandinate e gelate, assolutamente dannose alle gemme già presenti sui rami, poiché marzo‘mprena l’àrveri, marzo feconda gli alberi, e anche marzu pacciu e ventarulu, mprena l’àrvulu e caccia lu fiuru, marzo pazzo e ventoso, feconda l’albero e fa spuntare il fiore; marzu: o tau o tegnu, capu te state e cuta te iernu, marzo: o do o tengo (riferito al tempo incerto), inizio d’estate e coda d’inverno. Ed è pure possibile che i temporali, rispetto ad altri periodi dell’anno, si manifestino con violenza ed esplodano con maggiore fragore i tuoni, ricordato dal detto: quisti troni ca marzu scattariscia, ca fàciane tte rrunchi pe paura, questi tuoni che marzo fa scoppiare e che ti fanno rannicchiare per la paura. Vi è un modo di dire che allude al carattere temerario di chi si parla: nu time mancu le trònate te marzu!, non teme neppure i tuoni di marzo! Si dice ancora, forse da una donna non contenta del matrimonio: tronu te marzu nni pozza scattare a ci foi ca me scucchiau, tuono di marzo possa cadere a chi mi scelse.

Per via dell’instabilità del tempo, al mese di marzo è affibbiato l’epiteto di pazzo; del resto esso è dedicato al bellicoso Marte. A questo carattere rimandano i proverbi: marzu pacciarieddhru no lassare lu cappottu e mancu l’umbrella, marzo pazzarello non lasciare il cappotto e nemmeno l’ombrello; marzu pacciarieddhru iti lu sule e cacci l’umbrella, marzo pazzerello vedi il sole e prendi l’ombrello. Tuttavia la temperatura comincia il suo movimento ascendente e possiamo goderci i raggi del sole che, dopo la prolungata assenza invernale, invitano a crogiolarsi…ma a nostro rischio e pericolo! Perché, sostengono i medici, è un sole “malato” e pericoloso, come ammonisce il modo di dire: e’ mègghiu la mamma cu chianga la figghia ca lu sule de marzu cu la mpigghia, è meglio che la mamma pianga la figlia anziché il sole di marzo la infuochi, o se la prenda, facendola diventare matta. E nondimeno il caldo si fa sentire. Dice un proverbio: marzu: càcciate la còppula ca fete t’arsu, marzo: togliti il berretto, che sa di arsiccio, puzza di bruciato.

      Secondo un diffuso pregiudizio, i nati in questo mese si rivelerebbero pazzi. Un tempo i pastori evitavano di nominare il mese tanto era loro funesto e, se proprio costretti, dicevano che era il mese accanto a quello di aprile. Vi era chi sosteneva che se “marzo viene e ti trova malato, è meglio che ti compri la cassa da morto” oppure equiparavano “il sole di marzo al sole di febbre”.

A marzo la luce del giorno è sensibilmente aumentata e lo ricorda questo proverbio: quandu lu pièrsecu fiurìa, tanta la notte quantu la tìa; quandu poi e’ già maturu, tanta la luce quantu lu scuru, quando il pesco fiorisce (21 marzo), tanta la notte quanto il giorno; quando è maturo (21 settembre) tanto il giorno quanto la notte.  

Ai contadini non dispiace assolutamente se, in questo mese e in quello successivo, piove: marzu chiova chiova e abbrile cu nu ss’affisce, a marzo che piova abbondantemente e ad aprile che non s’arresti. È tanto benefica la pioggia che vale più di un cocchio d’oro: vale cchiui n’acqua de marzu e doi de aprile, ca lu cocchiu d’oru cu tutte le tire, vale più una pioggia di marzo e due di aprile che il cocchio d’oro con tutti i cavalli. I contadini, invece, sostenevano che ci puta a marzu o ete fessa o ete pacciu, chi pota nel mese di marzo o è stupido o è pazzo. Non è infatti consigliabile eseguire alcuna potatura in questo mese, poiché ogni pianta ha iniziato il ciclo vegetativo e ne risentirebbe, con la conseguenza di frutti scarsi e striminziti.

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