“Una lista di proscrizione infame gira online, coi nomi di politici e giornalisti accusati di essere “sionisti“: un metodo stalinista di additare i “nemici” che fa orrore. Nel delirio degli autori di questo elenco finisce anche Ester Mieli, senatrice di Fratelli d’Italia. Il proclama che accompagna l’elenco dei nomi stilati dal “Comitato Centrale del nuovo Pci” (ebbene sì, così si definiscono, non è uno scherzo) sembra uscito da una riunione dei Soviet.”
Una lista di nemici da abbattere.
Così scrive “Secolo d’Italia” del 23 agosto. Il peggio è che la lista c’è davvero. E pensare che i comunisti di oggi parlano ancora di antifascismo, dimenticando cosa sono stati capaci di fare traendo da esso ogni sorta di giustificazione.
Volendo approfondire, potremmo arrivare all’omicidio di Giovanni Gentile, il cui esecutore fu un commando del Gap, ma il cui mandante politico fu certamente l’Intellettuale Collettivo, ossia il PCI, come definito da Gramsci, insieme al gruppo di professori e intellettuali organici vicini al partito e a Togliatti, rientrato un mese prima dell’omicidio dall’URSS, che quasi rivendicò il delitto scagliandosi contro il filosofo con parole come “canaglia e camorrista, immondo e corruttore, bandito e bestione”.
Gentile aveva invocatola “Concordia nazionale” e avrebbe dovuto incontrare Mussolini a Salò, di lì a qualche giorno.
Ma a tutto questo nemmeno un cenno. Omertà totale. L’uccisione di Gentile, la denigrazione postuma, la rimozione di ogni memoria, è il peccato originale su cui si fondò il sistema ideologico-mafioso italiano, il parametro per misurare gli ammessi e gli esclusi, nell’accademia comunista e fuori di essa. In altri termini, fu il preambolo all’omertà post fascista e alle italiche miserie partigiane.
Sembra essere tornati ai tempi delle Brigate Rosse, con la differenza che con le nuove ed avanzate tecniche di comunicazione, spesso confuse con l’informazione, e con la crisi provata di una giustizia che deve sostituirsi anche al legislatore, si dice tutto senza veli e senza paure, finanche quella di essere condannati per un “possibile” delitto commesso e, finora, perdonato dal sistema.
È per questo che ogni tentativo di contenimento di tali strambi strascichi partigiani antifascisti sarà sempre bollato come fascista. Già, secondo Elly Schlein, il Governo sta cancellando la libertà delle persone. A cosa si riferisca non si comprende, né la sua tesi è convincente, dato che il riferimento è sempre agli stessi fatti.
Ma credo che sia arrivato il momento di cambiare. Elezione diretta del Presidente del Consiglio, autonomia differenziata, ecc., non sono tentativi di eversione o attentati alla Costituzione. Ne esistono esempi in diversi Paesi democratici europei ed extra europei. Tali coraggiose riforme sono il necessario adeguamento istituzionale alle nuove esigenze politiche, economiche e, soprattutto, sociali.
Forse esse potrebbero rappresentare la soluzione efficace alla corruzione e al vecchiume che a lungo hanno tediato e distrutto il nostro bellissimo Paese.
Diamoci una mossa.