È fine anno ed è tempo di bilanci e di riflessioni. Non posso fare a meno di pensare a quanto accade oggi e non posso fare finta di non constatare che la società contemporanea è intrappolata in una spirale di superficialità che non lascia spazio ai valori socio-culturali tradizionali e ad ideologie profonde, facendo prevalere, sempre di più, una visione materialista e individualista della vita.
Gli individui si credono alleati, ma di fatto sono solo rivali. La competizione scorretta non congiunge, disunisce.
Nell’epoca della comunicazione frammentata e dell’informazione distorta, quest’ultima si è ridotta a una merce qualunque, che connette gli individui virtualmente e al tempo stesso svuota i principi che un tempo guidavano scelte e comportamenti sociali.
L’individualismo e la competizione sfrenati, il perseguimento del successo personale, l’accumulo di beni materiali, la conquista del potere (finalizzata al denaro), le porte che si chiudono nella speranza che si aprano i portoni, conducono al dissolvimento dei legami sociali, anche di sangue, che quando persistono riguardano solo la convenienza.
La ricerca del profitto ha sacrificato la solidarietà, l’altruismo, la cooperazione, a vantaggio dell’individualismo. Il consumismo soppianta l’integrità e la giustizia, i media promuovono l’idea che la felicità e il benessere psicofisico siano legati al possesso di beni materiali.
In un mondo in cui l’accesso a tutto è immediato, grazie alla tecnologia, dilaga la cultura del “tutto e subito”. Le decisioni sono sempre più impulsive, la riflessione svanisce.
Meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Il dilemma non è certo di shakespeariana memoria.
Più i media comunicano in tale modo, più si diffondono modelli di comportamento superficiali e socialmente dannosi. L’immagine e l’apparenza hanno il sopravvento sulla sostanza.
Gli individui si “presentano” nella versione più idealizzata di sé stessi, camuffando la loro reale natura, non più corrispondente alla loro vera essenza.
Il problema è che questo processo “involutivo” ha alimentato, negli individui, l’inquietudine, la solitudine e, spesso, la frustrazione che esplode quotidianamente nei confronti dei propri simili.
Uccidiamo, corrompiamo, truffiamo e, quando ce ne rendiamo conto, ce la prendiamo con le istituzioni, che reputiamo incapaci di affrontare le sfide sociali e di condurre la società verso il benessere comune. Nel frattempo continuiamo ad allinearci ai messaggi dei mass media.
Siamo sempre più disillusi e cinici, ma pretendiamo il benessere comune, nonostante l’egoismo e l’individualismo prevaricanti. La mancanza di riferimenti etici rende difficile la coesione sociale e senza una profonda riflessione sui valori di un tempo, che davano un senso alla vita, la società è, inevitabilmente, allo sbando.
Non ci resta che piangere, recitava il titolo di un vecchio film. Ma, la verità è anche più sconvolgente: siamo vittime di noi stessi e non lo abbiamo ancora capito. Si è perso di vista ciò che conta davvero. Chissà cosa ci aspetta!