Come ogni anno, sempre più in concomitanza col caldo estivo, si assiste all’increscente e frequente accadimento degli incendi. Di questo passo, non fanno che ridurre la “coperta” verde dei dintorni di Lecce e della provincia. Fino al termine di questa estate, “infuocata” sotto molti punti di vista, l’immaginaria “coperta” sarà incenerita e lo stato di desertificazione raggiungerà livelli preoccupanti.
Il rimedio appare lontanissimo e irraggiungibile sia dal punto di vista pratico che ideale perché non c’è voce consolatoria o di autocensura o autoaccusatoria che giunga da qualche parte, come ci si aspetterebbe. Nessuno che faccia introspezione e si metta in discussione e ne parli pubblicamente poiché è un problema che riguarda tutti siccome riguarda il territorio comune. Non c’è mai una proposta, se non proprio risolutiva, almeno lenitiva, che giunga dalle stanze degli amministratori pubblici. Eppure è argomento da condividere con la cittadinanza, sia essa vicina ideologicamente o agli antipodi!
Prim’ancora di raggiungere un modo per scoprire il doloso di turno ovvero per acchiappare il piromane del momento e di mettere una taglia a chi riesce ad acciuffarlo – come ai tempi del cinematografico Far West –, siamo sicuri che l’ossessione verso il fuoco non sia favorita dalla qualità dell’ambiente in cui viviamo?
Le strade leccesi e quelle extraurbane sono invase da erbacce infestanti, ormai secche; i parchi urbani e le aiuole si mostrano in perpetua agonia e buone soltanto ad accogliere gli escrementi dei cani; nelle marine prevale l’immagine del disimpegno, del triste abbandono, della sciatteria. Dappertutto si osserva una diffusa idea di disimpegno, di incapacità a bonificare, di incuria, di non sapere valorizzare ambienti ricchi di biodiversità e doverosi di rispetto. Siamo sempre all’anno zero. Non si intravede neppure larvatamente lo spirito di competizione tra una località balneare e l’altra come accadeva un tempo. Che generale triste desolazione!!!
Se il diffuso abbrutimento proviene da quello ambientale, cosa aspettarci se non quello a cui assistiamo? Che esplode e detona con l’incendio doloso, ma serpeggia quotidianamente tra le vie del centro storico prese d’assalto soltanto da locali di ristorazione, paninoteche, rosticcerie e chi più ne ha più ne metta, dinanzi ai quali, alla chiusura, abbondano mozziconi di sigaretta, buste, tovaglioli, bottiglie, eccetera eccetera. E siccome non c’è controllo perché i vigili urbani sono assenti, i bivacchi sono ovunque ci sia una base di appoggio per sostare.
E allora, se chi dovrebbe sentire il dovere di spendere una parola non lo fa, non osserva dal vivo la situazione di sciatteria in cui vive questa città con annesse le sue periferie oltre che le sue marine, perché desta sorpresa il ripetersi degli incendi? È un comportamento semplicemente conseguenziale a quello da cui proviene. Elementare! Tristemente elementare!