Se, da una parte, la presenza femminile nella molteplicità di ruoli registrata negli ultimi tempi, testimonia il cammino percorso – alquanto lungo, tortuoso e difficile specie qui nel sud –, dall’altra indica una emancipazione, un riscatto che ha portato all’affermazione individuale e collettiva della donna, alla liberalizzazione dei suoi comportamenti, alla modernizzazione del modo di vederla e valutarla, ad un progresso concettuale sdoganandola da livelli di intollerabile soggezione. Al netto, beninteso, dei casi quotidiani di brutali femminicidi!
Nella liberalizzazione dei costumi morali e dei pregiudizi di antichissima origine, anche il linguaggio non è più sottomesso a vincoli. Oggi è del tutto tramontato il timore che, in passato, si aveva di pronunciare in privato e, figurarsi in pubblico o alla presenza di bambini, anziani e donne, una parola ritenuta sconveniente. Un tempo, dovendo rimanere entro i confini della decenza linguistica, vigeva il concetto di “proibito”, di “tabù” ossia di interdizione verbale ed era vietato un lessico troppo esplicito. L’unico raggiro possibile era il ricorso all’eufemismo, soprattutto da parte delle donne (ritenute) più timorate e pudiche degli uomini.
Per esempio, citare le mestruazioni e connetterle indissolubilmente col sesso, era considerato argomento vergognoso, riprovevole, in quanto sinonimo di impurità corporea. Per superare l’interdizione linguistico-morale di cui era oggetto, venivano pronunciati vocaboli alternativi come: marchese, talornu, dhru cosu, lu marcu, tegnu…lu mese, …le cose mie, …visite, rispettivamente, marchese, ingombrante, quel coso, il marco, ho…il mese, …le cose mie, …visite. La malcelata allusività non era sconosciuta ai più.
Grazie al crescente interesse scientifico, il ciclo mestruale non è visto soltanto dal punto di vista fisiologico e clinico; ormai lo spettro d’indagine comprende altri aspetti, precedentemente poco indagati. Fra gli addetti ai lavori poi vi è chi fa emergere – verrebbe da dire con coraggio – quelli più innovativi, del tutto sorprendenti ed inimmaginabili che, riguardano i benefici e le energie che possono scaturire dall’anzidetto ciclo, la relazione esistente col cibo, le emozioni, e tanto altro; tutto conduce ad una affermazione sorprendente: le mestruazioni hanno un’intrinseca bellezza e sono al servizio del benessere collettivo!
Queste ed altre interessanti argomentazioni, sono frutto di attente osservazioni e comparazioni con tecniche orientali e terapie naturali, e tendono a cancellare l’antica deformante convinzione consolidata di associare le mestruazioni al dolore, al fastidio, allo stress, al nervosismo. Sono raccolte in un’agevole pubblicazione intitolata Il ciclo mestruale integrato (Anima Edizioni, 2025) a cura di Barbara Caiulo, giovane leccese, ostetrica e naturopata, specializzata in ciclicità mestruale, pavimento pelvico e piacere femminile.
Lo stimolante contenuto permette di scoprire aspetti del tutto ignorati o spesso trascurati – come quello di esprimere più amore verso il proprio corpo – oppure ovvi. Ne cito qualcuno. Le mestruazioni “abitano” nella donna almeno 35 anni; si tratta di rendere questa obbligatorietà residenziale in un vantaggio per l’intero condominio. La ciclicità mestruale mette in moto emozioni che, come una miccia, innesca decisioni, azioni, trasformazioni specialmente all’interno di una relazione sentimentale. Naturalmente si parla di trasformazione interiore.
Quello che desta meraviglia e incredulità è che, da un argomento intriso da un soffuso senso comune di perdurante imbarazzo (specie nelle persone mature), scaturiscono affascinanti incitazioni tendenti a raggiungere un’armonia cosmica (inclusa quella di ogni singolo individuo), il coraggio di guardarsi dentro per prendersi cura di sé stessi. Non rimedieranno le sorti di questo pianeta, specie quelle catastrofiche e irreversibili, ma si assottiglierà la soglia dell’indifferenza. E mi fermo qui per non scalfire il piacere di sentirsi fruitori di un viaggio nel sacro femminile e nell’intelligenza del corpo, come recita il sottotitolo del libro citato. Del quale si parlerà domenica 19 ottobre, presso le Officine Culturali Ergot (P.tta Falconieri), nell’ambito del XII Festival “Conversazioni sul futuro”. L’autrice dialogherà con Alessandra Strano (orafa, designer, fondatrice del laboratorio di espressività creativa Canefiori).