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giovedì, Ottobre 30, 2025

In morte di un orologio

Da Leggere

Rossella Barletta
Rossella Barletta
Rossella Barletta, esperta di storia locale, da oltre quarant’anni indaga sul patrimonio storico, folklorico, antropologico, artigianale, gastronomico del Salento. Negli ultimi tempi il suo interesse precipuo è rivolto al recupero del lessico dialettale e gergale, prima che cada nell’oblio, coi suoi risvolti umani, sociali e storici. Tantissime le sue pubblicazioni, che possono essere consultate su www.rossellabarletta.it o sul sito edizionigrifo.it.

 

Prendo in prestito il calzante titolo di un articolo di E. Alvino che, dopo averlo pubblicato (1937), lo ripropose sulla Voce del Sud (di cui era direttore) il 28 giugno 1997 per rimarcare la mancanza dell’orologio posto sul cinquecentesco Sedile, nella centralissima piazza sant’Oronzo. La foto proposta rinfocolava il ricordo e la nostalgia circa la funzione del meccanismo che, al rintocco delle ore, partecipava alla vita cittadina.

L’orologio in questione rimanda alla figura del concittadino Mons. Giuseppe Candido (1837-1906) che, oltre a C. De Giorgi, fu il precursore che introdusse l’applicazione dell’elettricità a Lecce. Per comprendere il significato delle numerose, prodigiose invenzioni, basti dire che la pila a diaframma regolare fu in grado di automatizzare le abitazioni!

Nella ricorrenza del primo centenario della morte del Candido, il 20 dicembre 2006 fu inaugurata una mostra al Castello Carlo V di Lecce – a cura di E. De Giorgi e L. Ruggiero – in cui, tra gli altri pregevoli documenti storici e fonti archivistiche, furono esposti tre apparecchi di grande interesse scientifico ideati dal medesimo Candido: la pila a diaframma regolare (che gli valse il premio all’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1867); il pendolo elettromagnetico sessagesimale (1870) e il pendolo motore che comandava elettricamente i quattro orologi della rete di cui si dirà. Fu l’occasione per proporre pubblicamente la realizzazione di un “Museo dell’Ottocento Salentino” in cui riunire il copioso materiale didattico d’interesse storico-scientifico, esistente presso alcuni istituti scolastici cittadini e della Provincia, al fine di valorizzarlo meglio, facendolo conoscere a chi ne ignora l’esistenza e, nel contempo, di omaggiare e dare lustro a chi ne è stato attento raccoglitore. Naturalmente la proposta, benché applaudita, svanì subito dopo averla manifestata!

Non sto qui a ricordare a quale (disatteso) riconoscimento fu interessato l’esimio Candido; se rievocato, diventerebbe motivo di satira nonché la conferma della (rinnovata) distrazione che caratterizza alcuni politici di questa città, oltre che la prova di profonda delusione del modo di trattare i propri, sedicenti ”figli” illustri.

Ritornando all’orologio meccanizzato posto sul Sedile, fu collegato dal citato ingegnoso prelato agli altri tre quadranti da torre posti rispettivamente anche sulla facciata del Liceo Palmieri, del Palazzo dei Celestini, dell’Ospedale dello Spirito Santo: ogni minuto, l’impulso elettrico che correva attraverso una serie di cavi, faceva muovere le lancette dei quattro orologi e ne attivava, ogni quindici minuti, le suonerie di ciascuno, sincronizzandole, grazie alla pila inventata dal medesimo Candido.

L’orologio in questione, situato all’interno del Sedile, nel 2011 (alla presenza dell’allora sindaco di Lecce Paolo Perrone e delle principali autorità cittadine) fu egregiamente restaurato dall’unico meccanico in grado di poterlo fare funzionare: Egidio Catullo di Carpignano Salentino (attuali anni 80!) che, proprio sabato scorso 27 ottobre, a cura della Pro Loco locale, ha illustrato ad un gruppo di piccoli concittadini e di curiosi, il meccanismo degli orologi elettrici siccome è capace di riprodurli perfettamente in miniatura. È stata l’occasione per ricordare quale risalto diede la stampa locale al recuperato funzionamento delle lancette di quell’antico meccanismo! Si pensi che ogni giorno il Catullo carica manualmente l’orologio pubblico sia del proprio paese sia della vicina frazione di Serrano, riuscendo a salire le rispettive scale “mozzafiato” che lo conducono all’ingranaggio, da cui dipendono i ritmi degli ameni paesi, con sorprendente agilità!

Concludo questa breve nota, informando il paziente lettore sulle attuali condizioni dell’orologio, attualmente posto a ridosso della parete destra del Sedile (al centro del quale è stata collocata la statua di sant’Oronzo): è fermo ormai da molti anni! 

Questa è, in sintonia con l’indifferenza che caratterizza molti di noi, la fine (ingloriosa) delle pregevoli testimonianze del glorioso passato cittadino, come se non appartenessero alla collettività e fossero ritenute rottame. 

Viva il senso di riconoscenza e di orgoglio da rivolgere ai concittadini che si sono distinti in campo scientifico e che hanno dato lustro alla città d’origine.

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