L’inverno salentino è fatto di colori netti, decisi, forti.
L’inverno salentino è mite, fresco, mansueto.
L’inverno salentino è il cielo grigio, blu, azzurro.
Nella nostra terra l’inverno è qualcosa cui non siamo avvezzi, le nuvole, la pioggia e il freddo ci trovano sempre impreparati. Il sole è l’elemento della nostra terra e quando, per un motivo o per un altro non c’è, ne sentiamo la mancanza. È una mancanza viscerale, intima, costitutiva. Siamo così disabituati alla mancanza del sole, che i pochi giorni in cui il cielo è grigio, diventiamo grigi noi, il nostro umore e tutto ciò che ci circonda. Per fortuna, questo colore è solo una piccola parentesi, il sole anche in inverno splende alto nel cielo rendendo il Salento, una tavolozza di colori vividi.
Le campagne si ricoprono di erba verde, fitta e allungata; i fiori gialli di acetosella si alternano ai fiori arancio della calendula selvatica, creando un manto colorato in cui immergere gli occhi e trovare un respiro nuovo. L’umidità autunnale è finalmente scomparsa, rendendo l’aria limpida, fresca, pulita. La terra emana il profumo del fieno a riposo e dai camini si sprigiona l’odore del legno bruciato che scoppietta. Gli alberi sono definitivamente spogli, i rami nudi si godono il sole che li illumina, qualche frutto ostinato non si è ancora arreso al suo secco divenire, rimanendo così aggrappato con tutta la sua forza al picciolo che lo sorregge.
Tutt’intorno regna il silenzio. Quest’ultimo è interrotto solamente dal fruscio del vento che scuote i sempreverdi, qualche pettirosso solitario cinguetta in cerca dei suoi simili, in lontananza un trattore smuove la terra incolta preparandola alla primavera che verrà, i passi di uno sconosciuto che cammina per le vie. Qualcuno passeggia inconsapevole di ciò che lo circonda, poi si ferma un attimo e tutto diviene chiaro, evidente, come mai visto prima.
Tutte queste cose ci sono sempre state, erano lì, sotto il nostro naso, sotto i nostri occhi ignari: eppure nessuno di noi le vedeva. C’era bisogno di una battuta d’arresto, di un’improvvisa frenata di emergenza, per costringerci a fermare e farci riaccorgere in modo naturale, spontaneo e deciso di ciò che ci circonda: bellezza. Abbiamo imparato a osservare il lento cambiare delle stagioni, dei suoi odori, dei suoi colori, persino dei suoi profumi e ora lo portiamo con noi, come l’inatteso bagaglio di un nuovo viaggio.