La Francia introduce il diritto all’aborto nella Costituzione. Pare si tratti di un caso unico al mondo. In passato altri Paesi avevano collegato il diritto ad interrompere la gravidanza al diritto alla salute o al diritto alla privacy (la costituzione slovena, ad esempio, sancisce che “ognuno deve essere libero di decidere se avere figli”), ma nessuno lo aveva ancora incluso in maniera esplicita tra i diritti costituzionalmente garantiti. Ciò che lascia perplessi è il quorum: 780 voti favorevoli e 72 contrari, ossia i tre quinti dell’Assemblea ha scelto di inserire il diritto all’aborto nella prima legge dello Stato, compresa gran parte della destra di Marine Le Pen. Così l’aborto diviene un diritto inviolabile, al pari del diritto alla vita. Diritto alla vita, concedetemi il gioco di parole, a cui avrà diritto chi? Certamente la madre, che ha avuto la fortuna di nascere quando l’aborto era vietato e che potrà negare lo stesso diritto al figlio che non nascerà mai. Il diritto ad interrompere una vita precederà il diritto alla vita stessa. Il primato della Costituzione francese non è quello di essere arrivata prima al mondo per avervi introdotto il diritto all’interruzione della gravidanza, ma di essere la prima Costituzione a contenere un ossimoro: il diritto di negare il diritto alla vita. E siccome l’uomo, ahimè, non ha il dono della maternità, la donna, da sola, deciderà le sorti della sopravvivenza della specie umana (i francesi sono a rischio di estinzione). In Francia, d’ora in poi, competeranno il diritto alla vita del concepito e quello all’aborto della “potenziale” madre. Chissà cosa penseranno quelle donne che, loro malgrado, non potranno mai essere madri. Poveri obiettori di coscienza, ormai nemici della Nazione, in particolare delle donne. Secondo i sostenitori della novella legislativa non c’è da rimanere scandalizzati, in fondo un feto non è ancora una persona, mentre i contrari pensano che il feto è già una persona ed in quanto tale ha diritto alla vita. Certo, la scienza, a volte, ammette l’aborto. Quello terapeutico: decidere per l’una o per l’altra vita, quella della madre o quella del nascituro a volte è necessario; come è necessario quello eugenetico, che riguarda il feto con malformazioni gravi; o, ancora, può essere necessaria l’interruzione di gravidanza nei casi di violenza sessuale. Ma l’aborto per motivi diversi da questi fatico ad accettarlo. Credo che il diritto alla vita debba precedere ogni altro diritto e se quel meraviglioso miracolo del concepimento si è compiuto, nessuno può decidere di interromperlo. Gli abortisti si giustificano sostenendo che l’aborto esisteva anche prima della legge e che, spesso, era clandestino, mentre costituzionalizzandolo tutti saranno più tranquilli. Nessuno potrà essere più incriminato. È tutto legale, anzi, costituzionale. La coscienza è a posto? Non bastava la legge esistente? Estendendo il ragionamento si potrebbe “futilmente” chiedere agli abortisti perché salvano vite umane, negli ospedali o in mare, ad esempio, e poi si nega il diritto alla vita di un nascituro. Perché si donano milioni di dollari ai Paesi sottosviluppati per vaccini e beni alimentari di prima necessità e poi si concede a tutte le donne di interrompere una gravidanza. Si piange per i bambini vittime delle guerre mentre si uccide un feto, ecco l’ossimoro. Introdurre una norma i cui risvolti sono oscuri anche a chi l’ha votata è da Paesi civili? Ma un Paese civile non è quello che tutela la vita dei suoi cittadini? O lo è anche chi decide di interromperla senza la decisione della vittima? Non saprei. Ma tutto questo è davvero sconcertante.