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venerdì, Novembre 22, 2024

Lu Riu ovvero la Pasquetta: un viaggio affascinante nel passato

Da Leggere

Rossella Barletta
Rossella Barletta
Rossella Barletta, esperta di storia locale, da oltre quarant’anni indaga sul patrimonio storico, folklorico, antropologico, artigianale, gastronomico del Salento. Negli ultimi tempi il suo interesse precipuo è rivolto al recupero del lessico dialettale e gergale, prima che cada nell’oblio, coi suoi risvolti umani, sociali e storici. Tantissime le sue pubblicazioni, che possono essere consultate su www.rossellabarletta.it o sul sito edizionigrifo.it.

In tutta la provincia di Lecce le feste pasquali hanno il loro epilogo con la Pasquetta, diversamente detta riu o pascareddhra: una scampagnata con annessa merenda che si fa il Lunedì dell’Angelo e che i leccesi protraggono al martedì, rispettando un’antichissima consuetudine, retaggio del rito bizantino.

L’espressione scire a llu Riu (da riportare sempre con iniziale maiuscola) è da preferire all’espressione fare lu riu per una ragione che si spiega: i leccesi delle generazioni passate non concepivano, come noi oggi, le scampagnate, le escursioni, le gite avulse da una festività religiosa; il martedì dopo Pasqua si recavano a Surbo (distante appena tre chilometri), per la festa liturgica della Madonna di Aurio che si celebrava presso la chiesetta omonima (sec. XII), dov’era l’immagine bizantina della Vergine. Pertanto quando dicevano scire a llu Riu intendevano dire che andavano ad Aurio o, meglio, alla chiesetta della Madonna di Aurio.

Questa festa si tenne ad Aurio fino al 1837, anno in cui, in seguito ad una disputa tra la Parrocchia di Surbo e quella della Madonna della Porta (S. Luigi) di Lecce che rivendicava a sé la festa, essa fu traslata a Surbo, che aveva finito per vincere la causa tra le due parrocchie. Per altri il geonimo Aurio proviene dal verbo latino haurio, che significa disseccare, inaridire, e trova riscontro nei terreni aridi, secchi, della zona in cui l’acqua piovana viene assorbita rapidamente oppure evapora, sia per l’azione del vento che vi spira frequentemente sia per il carattere geologico della roccia e sia per la sottigliezza del manto del terreno.

A Calimera Il lunedì dell’Angelo, giorno di Pasquetta, nella cappella extra urbana dedicata a San Vito si rinnova il rito di passare dalla pietra “forata” che sorge dal pavimento. Il gesto, che riesce facile a tutti, anche a quelli di corporatura massiccia e alle gestanti, assicurerebbe la grazia di stare bene e di immunizzare dai pericoli del parto.

Con la Pasquetta riprendono le fiere, più che altro mercati originariamente legati all’economia agricola, e le sagre che, avendo perduto l’originaria ispirazione religiosa, rappresentano solo un momento di svago e di divertimento collettivo.

A Noha (Galatina) si svolge la “fiera dei cavalli”; a Zollino una festa campestre in onore della Madonna di Loreto, a Monteroni si festeggia la Madonna di san Fili. Il martedì successivo alla Pasqua, si ricorda a Copertino la Madonna della Grottella con l’omonima fiera antistante l’omonimo Santuario, a Lequile lu Santu Itu menzanu, san Vito mezzano, con corteo storico lungo le vie cittadine. Il mercoledì seguente si svolge a Dragoni (Lequile) la festa della Madonna de la stiddhra, della stella, ed è l’occasione per mangiare lu purecinu ossia l’uovo sodo; dopo tre giorni San Cesario di Lecce festeggia san Giuseppe de la stiddhra, della stella, dedicandogli una storica fiera caratterizzata (un tempo) prevalentemente dalla vendita di manufatti in terracotta.

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