«Marconi creava ponti, non muri, e men che meno aveva velleità che le sue invenzioni potessero diventare distruttive. La maggior parte delle grandi invenzioni tecnologiche vengono dal campo militare e bellico e invece lui ne fa una delle più grandi dell’umanità per uno scopo civile, puramente civile».
Con queste parole Stefano Accorsi descrive lo scienziato e imprenditore, padre della telegrafia senza fili, inventore della radio e pioniere delle moderne telecomunicazioni, premio Nobel per la Fisica nel 1909 a cui dà il volto (assieme a Nicolas Maupas nella versione giovane) nella miniserie in arrivo su Rai1 il 20 e il 21 maggio “Marconi, l’uomo che ha connesso il mondo“.
Nel cast della fiction, una produzione Stand by me in collaborazione con Rai Fiction, prodotta da Simona Ercolani, per la regia di Lucio Pellegrini, anche Ludovica Martino (Isabella Gordon), Alessio Vassallo (Achille Martinucci), Flavio Furno (Giuseppe Bottai), Cecilia Bertozzi (Maria Cristina Marconi), Massimo de Santis (Umberto De Riva). E con Fortunato Cerlino nel ruolo di Benito Mussolini.
«Senza Marconi uomo geniale, noi, la Rai ma anche la Bbc, non saremmo qui – spiega Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction – perché era geniale, eclettico ma posso dire anche poetico, dentro l’invenzione c’è l’inventio latina, l’immagine e quella, secondo me, è vera poesia! Il biopic non è mai facile e ringrazio Stefano Accorsi che non fatto una semplice mimesi ma ci ha restituito il suo grande dinamismo e il suo magnetismo».
«Marconi va raccontato e uno dei modi più forti per farlo conoscere, soprattutto ai ragazzi, è la miniserie. La Rai si sente un po’ figlia di Marconi, quando è morto, tutte le radio del mondo si sono spente. Quando lo scopri, non puoi che innamorantene” spiega la sottosegretaria al Mic Lucia Borgonzoni salutando anche la figlia di Marconi Elettra «che so che ci segue anche in tutte le celebrazioni dei 150 anni della nascita». A chi le chiede se Marconi è “un’icona del centrodestra”, la Borgonzoni ribatte secca: «Limitare Marconi a questo mi sembra un’offesa alla sua figura. Non sono affezionata a lui perché sono di centrodestra, leghista, ma perché credo che sia un’ingiustizia verso la memoria collettiva non sapere la televisione grazie a chi la vediamo, il telefono grazie a chi lo usiamo, i satelliti grazie a chi arrivano». Sul tema interviene anche lo stesso Accorsi: «Mi sembra che in questa serie venga fuori il grande problema etico e morale che si pone Marconi sul fascismo» dice aggiungendo che «quando gli chiedono di fabbricare il famigerato ‘raggio della morte’ che compariva anche sui fumetti dell’epoca, lui non solo non lo realizza ma viene anche controllato e spiato, così come raccontiamo, perché non capivano a cosa stesse lavorando”. E ancora: “E’ bello che nella miniserie si racconti questa parte meno conosciuta ovvero del suo conflitto con il potere, quando il potere ha cercato di prevaricare un’idea di scienza libera».
Del grande lavoro realizzato per la miniserie racconta Simona Ercolani, direttrice creativa e ceo di Stand by me: «L’idea di una fiction su Marconi è venuta anni fa, un giovane collega mi disse dell’anniversario e lì per lì ero perplessa. Siamo cresciuti con il fatto che non fosse simpatico ma invece studiando la sua storia si perde ogni pregiudizio e ci si appassiona. Marconi è, come mi disse quel mio collega, un “figo” e la sua storia è bellissima da raccontare, è stato un genio unico, una persona illuminata». L’accurata ricostruzione storica è stata possibile soprattutto grazie alla consulenza della famiglia Marconi. «Con loro – aggiunge la Ercolani – abbiamo passato interi pomeriggi per scoprire l’uomo privato. E poi ovviamente grazie alla Fondazione Guglielmo Marconi che ci ha seguito nella scrittura e ci ha permesso di girare a Villa Griffone, la casa in cui Marconi ha vissuto da giovane e dove ha sperimentato la prima trasmissione di telegrafia senza fili, e di girare con le attrezzature originali e ancora funzionanti».
Un menzione speciale per il mitico panfilo Elettra, la casa-laboratorio su cui Marconi ha lavorato e vissuto negli ultimi anni della sua vita e non esiste più: «Per girare abbiamo ricostruito in studio un modello di ben 27 metri di lunghezza – dice la Ercolani – e speriamo un domani di poterlo mettere a disposizione del pubblico».