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giovedì, Novembre 21, 2024

Ambiente e il rischio amianto

Da Leggere

Salvatore Francioso
Salvatore Francioso
Funzionario del Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente Provincia di Lecce
  • Perché é considerato un inquinante

Il termine amianto viene commercialmente usato per indicare un gruppo di silicati fibrosi che presentano alcune proprietà comuni ma si differenziano tra loro chimicamente e morfologicamente.

I principali minerali definiti “amianto” sono: CRISOLITO, ANTOFILLITE, AMOSITE, CROCIDOLITE, ACTINOLITE e TREMOLITE.

Da studi effettuati si sono ampiamente dimostrati gli effetti cancerogeni di questa sostanza; in particolare, la crocidolite sembra essere la maggiore responsabile del tumore alla pleura o mesioteloma pleurico.

Altre conseguenze sono l’asbestosi e il cancro al polmone.

Le fibre di amianto, infatti, si liberano dai vari manufatti che le contengono e si disperdono nell’aria circostante con la possibilità di essere inalate con la respirazione o ingoiate con la consumazione di cibi e bevande.

Generalmente l’amianto è impiegato nei manufatti edilizi per la sua qualità di isolante termico o come rinforzo alla matrice di cemento per conferire migliori prestazioni meccaniche.

Fino a quando la matrice riesce a trattenere le fibre di amianto non vi è alcuna possibilità di inquinamento, ma se per qualsiasi motivo questa situazione viene a modificarsi (assottigliamento degli strati di contenimento per azioni abrasive o chimiche degli agenti atmosferici) il fenomeno prende il via con il rilascio lento e continuo nel tempo.

Anche gli animali sono soggetti alle stesse problematiche quindi occorre prestare maggiore attenzione all’ambiente (stalle, pollai) in cui vivono.

  • Dove si trova

L’amianto è comune trovarlo in questi manufatti:

  • Tettoie in lastre ondulate in amianto-cemento (eternit);
  • Serbatoi e condotte per l’acqua;
  • Rivestimenti isolanti di tubi e caldaie;
  • Materiali che rivestono superfici, applicati a spruzzo o a cazzuola;
  • Cartoni e prodotti tessili.

I materiali friabili, quelli cioè che si sbriciolano facilmente anche con la pressione di una mano, sono da ritenersi maggiormente inquinanti.

Le lastre piane o ondulate di cemento-amianto, impiegate per copertura in edilizia, sono costituite da materiale non friabile che, quando é in buono stato di conservazione non tende a liberare fibre spontaneamente. Il cemento-amianto, quando si trova all’interno di edifici, anche dopo lungo tempo, non va incontro ad alterazioni significative, se non viene manomesso. Invece lo stesso materiale esposto ad agenti atmosferici subisce un progressivo degrado per azione delle piogge acide, degli sbalzi termici, dell’erosione eolica e di microrganismi vegetali. Di conseguenza, dopo anni dall’installazione si possono determinare alterazioni corrosive superficiali con affioramento delle fibre e fenomeni di liberazione.

  • Chi é sottoposto ai rischi maggiori

Naturalmente il pericolo aumenta al crescere del tempo di esposizione all’aria inquinata e al crescere della concentrazione delle fibre disperse nell’aria e nei cibi inquinati.

I lavoratori di imprese edili che operano principalmente nelle ristrutturazioni hanno molte occasioni per imbattersi in questa sostanza durante le fasi di demolizione.

Il rischio può essere poi esteso ai familiari di questi lavoratori ed in particolare a chi si occupa della manutenzione delle tute di lavoro contaminate per la presenza di polvere di amianto.

  • Chi non può non sapere

I committenti di lavori edili di ristrutturazione, le imprese edili che li eseguono e le imprese di trasporto in discarica autorizzata dei materiali di risulta è bene che prestino la massima attenzione nell’adottare quei criteri indispensabili a salvare il nostro ambiente e la salute di ciascuno. Con la giusta informazione ed organizzazione è possibile operare in modo da ridurre i rischi per tutti.

  • Requisiti delle ditte che effettuano lavori di bonifica o di messa in sicurezza

Le ditte che operano nel settore devono essere iscritte nella apposita sezione dell’Albo dei Gestori di Rifiuti istituito presso la sede regionale della C.C.I.A.A.

  • Modalità per la messa in sicurezza o la bonifica dei materiali contenenti amianto

I proprietari degli immobili contenenti amianto nelle varie forme devono comunicare alle unità sanitarie locali i dati relativi alla presenza dei materiali.

Il Servizio di Igiene Pubblica tramite l’A.R.P.A. caratterizza i materiali e valuta il loro stato di usura e il rischio di rilascio delle fibre nell’ambiente, mediante un campionamento e un’analisi dell’atmosfera circostante.

Quindi si stabilisce se è sufficiente un intervento conservativo di incapsulamento (con prodotti penetranti o ricoprenti che inglobano le fibre di amianto e ripristinano l’aderenza di queste al supporto) oppure un intervento di rimozione e di bonifica, secondo opportune procedure atte a limitare la dispersione di fibre durante la rimozione.

Se vi è un rischio accertato di rilascio di fibre di amianto nell’aria, ovvero le fibre superano il numero di 20/litro conteggiate con il Microscopio ottico o il numero di 2/litro con il Microscopio a scansione elettronica, causato ad esempio da una copertura in eternit, ed il proprietario dell’immobile non provvede alla sua rimozione mediante ditta autorizzata, il Sindaco, che è l’autorità sanitaria locale più vicina al cittadino, può e deve imporre al proprietario dell’immobile di effettuare la bonifica.

I metodi di bonifica sono indicati al paragrafo 3 dell’Allegato al D. M. del 06/09/1994, mentre le misure di sicurezza da rispettare durante gli interventi di bonifica sono indicate nel paragrafo 5 dello stesso allegato.

La restituibilità di ambienti bonificati dall’amianto deve essere certificata dalla AUSL competente, mediante sopralluogo e verifica dell’assenza di materiali residui contenenti amianto e verifica dell’assenza effettiva di fibre di amianto nell’atmosfera compresa nell’area bonificata.

  • Sanzioni principali

Il datore di lavoro o dirigenti dell’impresa esecutrice sono soggetti a sanzioni fino a 25.000,00 euro per la mancata presentazione del Piano di Lavoro da parte dell’impresa esecutrice o mancata fornitura agli operai dei dispositivi di protezione individuale, per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto senza l’applicazione delle corrette procedure, per l’inosservanza degli obblighi di informazione dei lavoratori esposti, etc.

             Normativa di riferimento

  • D. Lgs. n° 277 del 15/08/1991 (Vedi art. 23: definizione di amianto, art. 31 valori limite della concentrazione di fibre di amianto disperse negli ambienti);
  • Legge n° 257 del 27 marzo 1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”;
  • Regolamento CEE n° 1488 del 28/06/1994 (Valutazione del rischio amianto);
  • D. M. 06/09/1994 “Normative e metodologie tecniche di applicazione dell’art. 6, c. 3, e dell’art. 12, c. 2, della L. n° 257/1992, relativa alla cessazione dell’impiego dell’amianto”;
  • Circ. Min. San. 12 aprile 1995;
  • D. M. 14 febbraio 1996;
  • D. Lgs. n° 152/2006 (Vedi art. 212).
  • Decreto 29 luglio 2004, n. 248.
  •   Rischi per la salute

La potenziale pericolosità dei materiali di amianto dipende dall’eventualità/possibilità che siano rilasciate fibre aerodisperse nell’ambiente che possano venire inalate. Il criterio più importante da valutare in tal senso è rappresentato dalla friabilità dei materiali. I materiali friabili possono liberare fibre spontaneamente per la scarsa coesione interna (soprattutto se sottoposti a fattori di deterioramento quali vibrazioni, correnti d´aria, infiltrazioni di acqua) e possono essere facilmente danneggiati nel corso di interventi di manutenzione o da parte degli occupanti dell´edificio, se sono collocati in aree accessibili.

In base alla friabilità, i materiali contenenti amianto possono essere classificati come:

•          FRIABILI: materiali che possono essere facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice pressione manuale;

•          COMPATTI: materiali duri che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l´impiego di attrezzi

meccanici (dischi abrasivi, frese, trapani, ecc.).

L´insorgere di patologie tumorali non è sempre legato ad una lunga esposizione a fibre di amianto, ma è stato provato che è possibile contrarre malattie anche con basse esposizioni.

Il rischio di esposizione, quindi, non interessa solo i lavoratori che operano su materiali contenenti amianto, ma anche tutte quelle persone che risiedono o frequentano ambienti in cui è presente amianto sotto forma di manufatti.

Data la lunga latenza della malattia, nella protezione della popolazione, particolare attenzione dovrà essere posta alla salvaguardia delle popolazioni più giovani (bambini e ragazzi).

La pericolosità deriva dalla struttura delle fibre, rigide e sottili, che inalate penetrano facilmente nell’interstizio polmonare. Gli anfiboli, caratterizzati da fibre rigide sono considerati il tipo di amianto più pericoloso per l´uomo.

 Patologie collegate all´esposizione ad amianto

Asbestosi

Fibrosi polmonare, causa l´ispessimento e indurimento del tessuto polmonare rendendo difficoltosa l´ossigenazione del sangue. E´ una malattia irreversibile, si manifesta per esposizioni medio-alte e per lungo tempo ad amianto (10 / 15 anni).

Colpisce principalmente chi ha lavorato l´amianto a livello industriale per la costruzione di manufatti o di particolari industriali.

L´asbestosi è una malattia che tenderà a scomparire in quanto la lavorazione dell´amianto è stata vietata in Italia con la legge 257/92.

Carcinoma Polmonare

Può comparire anche per esposizioni minime anche a distanza di 15 / 20 anni da quando è terminata l´esposizione.

Il rischio aumenta all’aumentare dell´esposizione. L´insorgere della patologia è maggiore per i soggetti fumatori.

Mesotelioma

Tumore della pleura (membrana di rivestimento del polmone) o del peritoneo (intestino). Può manifestarsi anche dopo 25 / 40 anni da esposizioni anche a basse dosi. Questo tipo di tumore (molto raro) si manifesta quasi esclusivamente a seguito di esposizioni ad amianto (specialmente crocidolite).

  Normativa

  • Decreto legislativo n. 106 del 3 agosto 2009 – Gli articoli compresi dal n. 113 al n. 125 riguardano la protezione dai rischi connessi all’esposizione all’amianto e le sanzioni.
    • Decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 Attuazione dell´articolo 1 del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Il Titolo IX, Capo III e Capo IV (articoli 246-265) si occupa della protezione dai rischi connessi all´esposizione all’amianto e delle sanzioni.
    • Decreto legislativo n. 257 del 25 luglio 2006″Attuazione della Direttiva 2003/18/C E relativa alla protezione dei lavoratori dai rischi derivanti dall’esposizione all’amianto durante il lavoro”.
    • Direttiva 2003/18/CE “Protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un´esposizione all’amianto durante il lavoro”

 FAQ

Amianto – Domande frequenti

  • Quali sono le tecniche d´intervento per i materiali contenenti amianto?

         Le tecniche d´intervento per i materiali contenenti amianto sono tre: rimozione, incapsulamento, e confinamento.

         La rimozione elimina ogni potenziale fonte di esposizione. L´incapsulamento è un trattamento dell´amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che tendono a inglobare le fibre di amianto e a costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Il confinamento consiste in una barriera a tenuta che separi l´amianto dalla aree occupate dell´edificio e deve essere associato ad un trattamento incapsulante. La scelta tra queste tipologie d´intervento è legata al tipo e alle condizioni del materiale.

  • Che differenza c´è tra amianto friabile e amianto compatto?

         Si parla di amianto friabile in matrice friabile quando, nei manufatti, le fibre possono essere libere o debolmente legata, mentre l´amianto in matrice compatta le fibre sono fortemente legate in una matrice stabile e solida (cemento-amianto e vinil-amianto). L´amianto friabile può essere ridotto in polvere con la semplice azione manuale. L´amianto è compatto quando può essere sbriciolato con l´impiego di attrezzi meccanici (martelli, dischi abrasivi frese ecc.)

  • Qual è l´attuale valore limite di esposizione dei lavoratori?

         Il valore limite di esposizione dell´amianto è fissato a 0.1 fibre per centimetro cubo di aria, misurato in rapporto alla media ponderata nel tempo di riferimento di 8 ore (TWA). I datori di lavoro devono provvedere affinché nessun lavoratore sia esposto a una concentrazione di amianto superiore a tale valore limite.

  • Qual è la differenza tra l´analisi delle fibre aerodisperse in Mocf e in Sem?

         La Mocf da sola non permette di distinguere il tipo di fibre di amianto, se non grazie all’esperienza del tecnico analista che conteggia le fibre totali presenti sul filtro (amianto, fibre vegetali ecc). La tecnica di microscopia elettronica (Sem) ha un potere di risoluzione molto più alto, una profondità di campo maggiore dello spessore del preparato e possono quindi essere rilevate anche fibre estremamente piccole in concentrazioni molto basse. La microscopia elettronica consente, grazie al sistema di microanalisi Edx, di identificare in maniera univoca le sole fibre di amianto.

  • Quale analisi devo richiedere per analizzare un pavimento vinilico?

         Il pavimento di vinil-amianto deve essere analizzato con la tecnica della difrattometria (Drx), in quanto le fibre sono inglobate nella matrice vinilica rendendo impossibile l´utilizzo della tecnica più semplice (Molp)

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