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venerdì, Novembre 22, 2024

Corruzione e abuso d’ufficio all’Agenzia delle Entrate di Milano. Un male che può essere combattuto?

Da Leggere

Flavio Carlino
Flavio Carlinohttp://ilgiornaledelsalento.it
Avvocato e Dottore Commercialista Pubblicista

La legge anti-corruzione, nonostante la riforma dello scorso anno, non sembra funzionare. Tra l’altro, a quanto pare e a dispetto di quanto si dice, il male del secolo, ovverosia sua maestà la corruzione, non risparmia nemmeno il nord, visto che qualche giorno fa, a Milano, capitale economica d’Italia, terra di lavoratori indefessi, alcuni “professionisti delle visure, chiamati, appunto, visuristi, insieme ad alcuni impiegati dell’Agenzia delle Entrate, avevano messo in piedi un sistema di rilascio di visure, a pagamento (per gli impiegati e non per l’Agenzia) ed un servizio di consulenze a pagamento, attraverso il quale gli impiegati, due uomini ed una donna, redigevano pratiche per conto dei clienti dei visuristi, danneggiando in tale modo, l’Agenzia delle Entrate ed i professionisti seri del settore, quelli che per ottenere una visura dagli stessi impiegati devono andare su e giù dall’Agenzia almeno tre volte. Quelli che quando hanno un nodo da sciogliere su una questione seria si sentono dire che non è di loro competenza, ma che poi lo diviene se si paga loro un compenso sottobanco. I carabinieri li hanno arrestati, ma ciò non ci consola perché non saranno di certo gli ultimi.

Sud o nord, la corruzione non ha confini. Essa conosce uomini ligi e seri e uomini avversi e corrotti.

I primi onesti, gli ultimi disonesti. Dei primi c’è poco da dire. Essi fanno il loro dovere e si accontentano. I secondi hanno un profilo diverso. Lavorano anche loro, ma non per i cittadini. Lavorano per se stessi, come gli autonomi che tanto odiano e combattono. La differenza sta nel fatto che agli autonomi nulla è garantito, mentre a loro vengono pagati almeno 13 stipendi, hanno diritto ad un mese di ferie, sono pagati se si ammalano e quando vanno in pensione si portano a casa una cifra con la quale potrebbero vivere senza pensione. Non vi elenco tutte le altre “agevolazioni” che

vengono loro erogate: corsi di inglese o di informatica per i figli, viaggi all’estero, bonus, rimborsi di spese mediche, ecc., ecc..

E quando parli con loro devi sentirti dire che gli autonomi sono ricchi perché evasori mentre loro sono poveri perché gli stipendi sono bassi e pagano le tasse.  Come se fossero gli unici a farlo. Certo, in queste circostanze, “s’io fossi foco” … chiederei loro se è una regola che lo stipendio percepito venga arrotondato con questo tipo di servizi e se gli “arrotondamenti” sono soggetti a imposte. Ma è meglio non farlo, perché “arderei ‘l mondo”.

Senza essere Cecco Angiolieri, mi chiedo perché, se sono così bravi a fare i consulenti, non lasciano il posto pubblico alle persone oneste, per provare l’ebbrezza del lavoro autonomo. Quello dove, secondo loro, si guadagnano tanti soldi senza pagare le tasse, quello senza stipendi fissi, quello dove se ti ammali vai a lavorare con la febbre sennò non hai i soldi per vivere. Tutto ciò non accadrà mai, lo sa bene Checco Zalone, che ha girato il mondo, ma il posto fisso non lo ha mai lasciato.

Ma la cosa peggiore è che l’Agenzia delle Entrate, quando sottopone a verifica una partita iva lo fa con il sentimento dell’inquisitore. L’impiegato parte dal presupposto che il contribuente sia colpevole di evasione fiscale (in altri tempi stregoneria) e dev’essere l’evasore a dimostrare che non lo è.

A nulla vale dichiarare che il fatturato è calato per vari ed a volte ovvii motivi: il ricarico è più basso per via della concorrenza, il costo del lavoro è troppo elevato, gli adempimenti amministrativi, fiscali, del lavoro, della privacy, sanitari, ecc. sono troppi.

A loro non importa niente perché pagano le tasse e tu, invece, sei un evasore; loro guadagnano poco e tu molto. Proprio non la sopportano questa cosa di guadagnare meno di un autonomo. Ma contano solo i soldi. Non si pongono nemmeno per un istante il problema delle dozzine di ore lavorative quotidiane dell’autonomo, degli investimenti necessari per lavorare e dare lavoro e dei rischi che corrono senza alcuna garanzia di introiti. Così come non si chiedono come hanno fatto a vivere nel periodo di pandemia gli autonomi.

Ovviamente, parlo solo dei corrotti, mica di tutti gli impiegati pubblici. Pur essendo comunque una categoria privilegiata, quelli onesti non meritano critiche. I corrotti si, perché essi, e solo essi, sono la causa della deriva del nostro Paese.

Ma che ne parliamo a fare. L’Italia va avanti così. Finché dura.   

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