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mercoledì, Ottobre 30, 2024

Melissano dal dopoguerra ad oggi

Da Leggere

Massimo Basurto
Massimo Basurto
Avvocato/ Responsabile Associazione Arbitri

Parlare di questo libro significa ricordare una parte importante della storia locale di Melissano. Lavoro molto impegnativo, realizzato da Roberto Tundo, con grande ricchezza di documentazione fotografica.

Niente viene trascurato in questa opera, né i racconti della storia politica ed istituzionale locale, né le notizie sugli eventi che vi si svolgevano, né le fotografie a corredo degli anni che vanno dal dopoguerra ad oggi.  Ovviamente le linee guida sono rappresentate dalla straordinaria storia della destra melissanese, con riferimenti anche, più in generale, a quella salentina, dal Movimento Sociale Italiano ad Alleanza Nazionale, dal Popolo delle Libertà a Fratelli d’Italia.

Roberto Tundo è mio amico da sempre e con lui ho condiviso gli anni più appassionati e belli del sentire e praticare la politica. Dirò di più, l’ho considerato nello scenario della politica di destra un riferimento ideale, valoriale e culturale di sicura coerenza e son ben lieto che, nel farmi dono di questo suo libro, mi abbia dedicato la frase “…. le radici profonde non gelano…”.

Roberto nonostante non sia alla sua prima uscita letteraria, conserva il tratto della umana modestia che lo distingue da sempre e non si definisce autore, ma semplicemente curatore.

La sua premessa rappresenta il necessario presupposto con cui il lettore deve accostarsi all’opera.

“MELISSANO dal dopoguerra ad oggi” nasce come <visto da destra> proprio perché Roberto Tundo, sa di non essere al di sopra delle parti e non finge di esserlo.  Ed è bello il riferimento che l’autore fa dello storico e politico Gaetano Salvemini, concedendo ad un avversario l’onore della citazione, quando diceva: ”noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti …”

Pochi sanno che la “rossa” Melissano, nell’immediato dopoguerra fu in larga maggioranza “democristiana” e alle elezioni per l’Assemblea Costituente del 1946, la Democrazia Cristiana con 1.341 voti conseguì il 68% del consenso contro i soli 15 voti (0,7%) del Partito Comunista e i 40 voti (2%) del Partito Socialista.

Non pare vero per quello che negli anni a venire divenne un fortino rosso nell’intera nostra provincia.

Suggestiva la foto del primo Municipio di Melissano in via Piave, un vecchio fabbricato ad un piano e mezzo nel quale si accedeva da un portoncino in legno piuttosto consunto.

Con l’avvento del Sindaco Elio Santaloja, dal 1951 al 1956 si progettò la costruzione del nuovo Municipio.

Mentre lo stemma civico ed il gonfalone comunale furono riconosciuti nel 1958.

La lettura del libro si arricchisce della visione di tante immagini estratte dall’archivio fotografico e la vita politica ed istituzionale si alterna alle fotografie di importanti eventi paesani, quali celebri matrimoni e cortei nuziali, cittadini più o meno illustri, inaugurazioni e manifestazioni pubbliche.

Nel 1960 il Partito Comunista di Melissano vinse le elezioni amministrative con una maggioranza che definiremmo, appunto, “bulgara” e divenne Sindaco il maestro Tommaso Scarcella.

Per ogni mandato amministrativo che si è succeduto sino ad oggi, Roberto Tundo è stato capace di allegare le fotografie non solo dei Sindaci, ma anche di gran parte degli amministratori eletti e del popolo elettore.

Ma in quella Melissano, zona rossa riconosciuta anche fuori, l’attività politica della destra melissanese, agli inizi degli anni’70 era intensa, vivace e tenace, sicché un gruppo di simpatizzanti missini inaugurò la prima sezione del MSI alla presenza dell’On. Piero Sponziello.

Nostalgicamente Roberto Tundo ricorda il comizio a Melissano di Giorgio Almirante, segretario nazionale del MSI; era il 7 novembre 1970 e nel <piccolo Cremlino>, così la Gazzetta del Mezzogiorno indicava il paese, avvennero tafferugli. Addirittura, ricorda l’autore, insieme ad altri amici dovettero parcheggiare le automobili in posti sicuri per poi dirigersi verso la piazza di Melissano. I comunisti a livello provinciale si erano rivolti al Prefetto perché impedisse il comizio di Almirante.  A conclusione di una manifestazione emotivamente coinvolgente ed al cospetto di una folla mai vista nel paese, vi fu anche l’accoltellamento, da parte di un gruppo di comunisti, di un ragazzo missino attinto al costato in direzione del cuore, per fortuna senza ulteriori danni.

E così via la narrazione sino agli anni ’80 ed oltre, con i ricordi della presenza a Melissano di tanti leader della destra e non solo, tra tutti Gianfranco Fini, anche se, lo ammetto, furono quei formidabili anni ’70 a forgiare le nostre coscienze e rafforzare i nostri ideali.

Nei racconti storici Roberto cita sempre i protagonisti delle stagioni della politica melissanese, dal primo consigliere comunale del MSI Fernando De Lorenzis allo storico segretario di sezione Ing. Francesco Caputo, passando da tanti amici e conoscenti che, in gran parte, non sono più di questa terra.

Ma rifugge spesso dall’autoriferimento o dall’autocelebrazione e lo fa solo quando ne è costretto.

In realtà Roberto non dice quello che la storia della politica locale ha rassegnato e che ha visto nel suo impegno il vero ed assoluto protagonista e non solo a Melissano.

Io che gli sono stato vicino posso ben dire che, probabilmente, oggi Melissano non sarebbe culturalmente cresciuta a destra senza l’attività di Roberto, il suo impegno continuo, disinteressato, illuminato.

Da quando già negli anni ’70 affrontava il tema dell’ambiente con i Gruppi di Ricerca Ecologica, riorganizzava il Fronte della Gioventù, partecipava ai Campi Hobbit sino alla pubblicazione, nel 1982 del primo numero del suo giornale, LA CONTEA-a Sud della Terra di Mezzo; della sua attività nelle istituzioni a Melissano e soprattutto nel Consiglio Regionale Pugliese.

Ecco questo è un libro che credo si possa leggere con leggerezza, scorrendo tra le pagine alla ricerca di ricordi personali e volti conosciuti; è un libro destinato a tutti, non solo segnatamente al popolo di Melissano, proprio perché in quelle storie, in quei volti, in quelle immagini troviamo spesso qualcosa che ci appartiene.

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