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mercoledì, Ottobre 30, 2024

L’analisi di Flavio Carlino: 2021. L’anno della sincerità

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Flavio Carlino
Flavio Carlinohttp://ilgiornaledelsalento.it
Avvocato e Dottore Commercialista Pubblicista

L’agognato 2021 è arrivato scacciando il 2020, l’anno del virus, delle perdite, dei distacchi e le aspettative su di esso sono molteplici. I più raffinati hanno una visione personale del nuovo anno, spesso non condivisa dall’opinione pubblica. C’è davvero un gran pensare sul 2021 ma, come sempre, prevarrà il pensiero comune, la pubblica opinione che Nietzsche definiva come la somma di tutte le pigrizie private: intellettuali, morali e spirituali? In altre parole, prevarrà l’imponente sistema di distruzione dell’autenticità che annulla quanto, nell’uomo, vi è di singolare ed unico, la massificazione delle idee, il conformismo?

Ad onor del vero, qualche decennio prima di lui, un altro grande anticonformista, Kierkegaard, si era espresso in maniera molto simile contro la stampa e l’appiattimento delle intelligenze che essa provocava. E di certo non si può dire che Kierkegaard e Nietzsche, uno teologo e l’altro ateo, su molte questioni, la pensassero allo stesso modo, anche se, alla lunga, finanche il monumento all’ipocrisia conformista, quello dei professori di filosofia, ne ha ammesso l’affinità.

Or dunque, se Nietzsche aveva ragione (e ne aveva da vendere), posto che il meccanismo psicologico fondamentale del conformismo è la pigrizia, rimane da vedere se il quarto e quinto potere, ormai guardiani dell’opinione pubblica, sfruttino tale debolezza del branco solo occasionalmente o se, invece, agiscano in base a un piano concertato a livello mondiale, il cui obiettivo finale è il controllo e il dominio delle menti per assoggettarle politicamente, socialmente e, quindi, economicamente.

Posta in maniera differente, la domanda è se esista un piano preordinato che, facendo leva sul conformismo imperante, diffonda una cultura nichilista in cui il male, spacciato per il bene, dissacri e distrugga ogni valore positivo e qualunque visione nobile dell’uomo, compreso il rispetto di se stessi.

Questo è il dilemma di shakespeariano riecheggio. Ma personalmente ne sono fermamente convinto, anche se questo mi renderà, come già accaduto in passato per mano di un collega giornalista, l’accusa di responsabile del “reato di delirio complottista” mancando del tutto, secondo lui ed i suoi colleghi solidali e progressisti, prove incontrovertibili a supporto di tale teoria, considerata reazionaria e antimoderna, sussistendo, al massimo, una serie di indizi che la fanno annoverare tra le leggende metropolitane. Ma se l’antimodernismo e la frivolezza di cui fui accusato equivalgono al rispetto per la tradizione e all’autonomia di pensiero, l’accusa non solo mi piace, ma mi fa onore.

Superata la digressione, intendo tornare all’affermazione iniziale e, in particolare, alla conclusione. Il 2022 dovrebbe essere un anno più vero, sincero. La cura contro la massificazione delle coscienze e l’appiattimento degli intelletti è la riscoperta della sincerità, con se stessi e con gli altri, sì da riappropriarsi dell’orgoglio dell’unicità e della fierezza della propria autonomia critica nei confronti della vita reale.

Non è più tempo per chi s’indigna di una dissonante voce pensante che turba i convincimenti conformisti del gregge, assunti, ormai, come dogmi. Il 2021 non può essere l’anno di chi si aggrappa a verità di comodo, poiché costoro non vivono, ma sopravvivono, trascinando nell’oblio anche i solisti, non essendo in grado nemmeno di sognare quanto entusiasmante sia vivere la vita con sincerità.

Spero che i sinceri siano sempre meno soli nel percorrere le faticose strade della consapevolezza anche se il loro passo è, si, silenzioso, ma solo perché sovrastato da quello disordinato del gregge. E anche se il prezzo da pagare per l’onestà è alto, nessuno dovrà mai pentirsene, perché le pecore girano solo guidate da un pastore, l’onesto no. Non me ne vogliate. Evviva la sincerità.

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