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giovedì, Novembre 21, 2024

Potere, Politica, Affari : Storia segreta della Magistratura Italiana

Da Leggere

Massimo Basurto
Massimo Basurto
Avvocato/ Responsabile Associazione Arbitri

Domenica sera Massimo Giletti, dopo aver intervistato un folcloristico medico negazionista, nella sua Arena su LA7 , si intrattiene con Luca Palamara . Mi sono sentito in vantaggio rispetto al pubblico in ascolto, perché sono tra coloro che hanno già letto IL SISTEMA, ultimo libro di Alessandro Sallusti, edito da Rizzoli.

Dico subito che vorrei tanto che l’epilogo della vicenda disciplinare a carico del magistrato Palamara non sia quello della radiazione; in fondo Palamara non si schiera contro la Magistratura ma, proprio svelandone i più insospettabili segreti e retroscena, contribuisce a cambiare radicalmente il terzo potere dello Stato.

Palamara dopo essere stato egli stesso SISTEMA, immagina una Magistratura indipendente ed non condizionabile, quella per intenderci dei martiri, di Rosario Livatino, di Falcone e Borsellino.

Seppure non ancora concluso, io temo che l’epilogo della vicenda disciplinare sia segnato ed immagino una nuova vita di Palamara da scrittore o forse nell’agone della politica.

Luca Palamara è un importante Magistrato. Una carriera brillante avviata, a soli trentanove anni, con la Presidenza dell’Associazione Nazionale Magistrati e, a quarantacinque, con l’elezione nel Consiglio Superiore della Magistratura.  Nel maggio 2019 viene accusato di indebiti rapporti con politici ed imprenditori, finalizzati ad orientare incarichi e nomine.

Palamara in questo libro, incalzato dalle domande di Alessandro Sallusti,  racconta cosa sia il “Sistema” che tanto ha condizionato la politica italiana.

Il “Sistema” è il potere della Magistratura che non può essere scalfito;  Palamara dice testualmente: “Io non voglio portarmi segreti nella tomba, lo devo ai tanti magistrati che con queste storie nulla c’entrano“.

Ma quali sono i segreti del “Sistema”?

Tutto ha inizio con un raggio di luce telecomandato che registra la sua vita privata, i suoi spostamenti, le sue parole e quelle di chi incontra. Il raggio si chiama “trojan”, è un virus informatico che la Procura di Perugia in coordinamento con quella di Roma inietta nel cellulare con un subdolo trucco, cioè una semplice telefonata di routine degli operatori Vodafone, compagnia gestore del numero in uso al magistrato.

Ed ecco che la notte tra l’8 e il 9 maggio del 2019, poi nota come “notte dell’Hotel Champagne” a Roma, Palamara incontra cinque magistrati del CSM, oltre a Luca Lotti, deputato del PD, braccio destro di Matteo Renzi. Si parla di nomine nel massimo organismo della Magistratura. Da quel momento Palamara sarà un indagato.

Nel “SISTEMA” parla diffusamente della cinghia di trasmissione sempre esistita tra politica e magistratura. Si lascia andare al tenero ricordo del padre Rocco, anche lui importante magistrato di origini calabresi, morto per un infarto a soli 61 anni mentre stava per chiudere un importante trattato di estradizione con gli Stati Uniti.

Ma torniamo ai segreti celati nei rapporti tra la politica ed il mondo giudiziario.

Palamara racconta di un vero e proprio “vivaio” per far nascere ed educare i magistrati da piccoli, perché la Magistratura ha l’obbligo di “fare politica” per plasmare la società insieme a un partito di riferimento, il Pci.

Ed è la ragione per cui Palamara dichiara di aver soddisfatto tante richieste di magistrati che chiedevano raccomandazioni per il concorso al quale avrebbero partecipato dei figli;  ed i magistrati, proprio per questo, e non certo per il gettone di presenza, facevano pressione per essere inseriti nelle commissioni dei concorsi in Magistratura.

La strategia era quella di formare una classe di magistrati indottrinati e piazzarli nei posti strategici per incidere sulla vita politica non attraverso leggi ma attraverso sentenze. E questo lo chiama “collateralismo”, solo se sei collaterale al Pc-Pds-Pd sei un magistrato che conta.

Un capitolo del libro si intitola: “Chi tocca la sinistra è fuori” e racconta dei soprusi patiti da importanti Magistrati, fuori dal coro, che hanno visto radicalmente compromessa la carriera per non essere stati “allineati”, si tratta dei casi di Luigi De Magistris, di Clementina Forleo, di Antonio Ingroia ed altri.

E poi della caduta del governo Prodi nel 2008, avvenuta in realtà per una vendetta all’interno della Magistratura contro l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella.

Quasi tutti avranno visto su youtube l’episodio in cui il presidente emerito Francesco Cossiga, in diretta tv Sky, si scagliava con violenza verbale contro Luca Palamara dicendogli: “Lei ha una faccia da tonno, tonno Palamara…”; bene, il libro svela il motivo vero di quell’inaspettato attacco frontale e, vi assicuro, c’è un retroterra torbido e sotterraneo che non anticipo per non togliervi il legittimo gusto di scoprirlo leggendolo pagina dopo pagina.

Negli ambienti eburnei di questa Magistratura, vigeva un eufemismo: Il nemico è la “non sinistra”.

E da lì la pressione giudiziaria contro il capo della destra, Silvio Berlusconi, ogni volta che, con il legittimo consenso popolare, diventava Presidente del Consiglio. La Procura di Milano nel 2010 lanciava il famoso tormentone delle “dieci domande” rivolte dal quotidiano La Repubblica a Berlusconi, a proposito della diciottenne Noemi Letizia, poi l’inchiesta Ruby, andando a colpire un fronte ancora inesplorato dai magistrati, quello etico e dei comportamenti sessuali. Secondo l’autore, la regia della pressione giudiziaria nei confronti di Silvio Berlusconi era affidata all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sino al punto che il Colle trovò sponda in Gianfranco Fini, definito “cavallo di Troia”, necessario  per l’indebolimento del Governo.

Finita la stagione del berlusconismo, si entra nel 2012 con i Governi Monti e, dopo le elezioni del 2013, di Enrico Letta, governi che si tengono ben alla larga dal voler interferire con la Magistratura.

Interessante scoprire la verità sullo scontro tra l’attuale ministro della giustizia Alfonso Bonafede ed il Magistrato Nino Di Matteo al quale il guardasigilli aveva prima proposto la importante direzione del DAP (dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), salvo poi affidarla all’oggi noto Francesco Basentini, assolutamente inadeguato e costretto alle dimissioni, travolto dalle polemiche sulle scarcerazioni facili di alcuni pericolosi boss, durante l’emergenza covid.

Inaspettata  la parte del libro che parla di Matteo Renzi  depotenziato nel pieno dei suoi poteri istituzionali e del suo successo politico. Renzi, disarcionato Letta, varca la porta dello studio del Presidente della Repubblica Napolitano il 21 febbraio 2014 con in mano la lista dei ministri. La sua proposta per la Giustizia è il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, inviso al mondo giudiziario per la sua contrarietà al mantenimento di ogni forma di corrente. Napolitano trattiene per oltre due ore Renzi nel suo studio, rifiutandosi di firmare la lista dei ministri se ci fosse stato il nome di Gratteri, a dispetto di giornalisti e televisioni che attendevano fuori. In quell’occasione il Quirinale fu preso d’assalto dai procuratori più importanti. Ovviamente Gratteri non fu nominato ministro della Giustizia ed era chiaro che Renzi, con quella mossa, aveva sfidato il sistema delle correnti che, da sempre, devono essere consultate prima dal premier incaricato.Renzi, da lì in avanti, sarà ostaggio delle indagini e dei processi posti a carico dei suoi genitori, anche questi a gettone e molto sospetti.

Intrighi a palazzo, diremmo, per tutto quanto poi ha riguardato la sentenza della Corte di Cassazione che il primo agosto 2013 condannò in via definitiva Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset. Amedeo Franco, uno dei giudici di quella Corte, è lo stesso che dopo la sentenza andò da Berlusconi a scusarsi, sostenendo che lui era contrario alla condanna, che ci furono pressioni e che quella Corte si comportò come un plotone di esecuzione. Lo stesso componente leccese di quel plotone, il giudice Ercole Aprile, dirà a Palamara: “in quella camera di consiglio ho visto cose indicibili, cose che voi umani…”.

Il capitolo poi dedicato a Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona, si inquadra nel momento in cui il governo Lega-5Stelle è in rapido crescendo. Palamara documenta gli aspetti rimasti nell’ombra nel caso delle nave Diciotti, Gregoretti e Sea Watch ed il tutto è perlomeno inquietante. Insomma, la notte della Repubblica non finisce mai.                           

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