SANTA APOLLONIA, 9 febbraio
Sul martirio di santa Apollonia, dialettale salentino Pulonia o Bulonia, originaria di Alessandria d’Egitto, circolano diverse leggende, ciascuna con una trama differente. Una riporta che, dimostrando poteri miracolosi, ridusse in polvere alcuni simulacri pagani e, per punirla, le furono strappati i denti con una grossa tanaglia arroventata. Un’altra che i carnefici la colpirono così brutalmente alla mascella da farle uscire tutti i denti. In un caso o nell’altro, per questo martirio è invocata contro il mal di denti e tutte le malattie della bocca (pare anche per il mal di testa), ed è protettrice dei dentisti e degli odontoiatri.
È raffigurata, oltre che con la palma, simbolo del martirio, con una tenaglia che trattiene un dente, siccome un tempo la tenaglia era adoperata per estrarre i denti malati. Così è stata dipinta da Francisco Zurbaràn (1598-1664) in un quadro esposto al Louvre.
In passato, quando si accusava dolore ai denti, dinanzi all’immagine di Santa Apollonia si recitava questa invocazione alquanto particolare:
Santa Apollonia mia,
tieni il dente vecchio
e dammi il dente nuovo,
me lo devi dare tanto forte
che deve scardinare gli stipiti delle porte.
Assecondando un’antica credenza popolare, quando ai bambini cadevano i denti di latte, si diceva di non buttarli per strada, ma nel fuoco o nel gabinetto o nel pozzo nero perché, se i denti fossero stati inghiottiti da un cane, i nuovi sarebbero spuntati con le stesse dimensioni e forme di quelli del cane.
A Francavilla Fontana (Br), dove il dente era paragonato a una zappa, si recitava:
Santa Paulonia mea Santa Apollonia mia
iu ti to’ nna zappa vecchia io ti do una zappa vecchia
e tu mi ta’ nna zappa noa. e tu mi dai una zappa nuova.
Con la variante registrata a Taurisano:
Santa Bulònia mia, Santa Apollonia mia,
ténite a zzappa vecchia tieniti la zappa vecchia
e tamme ‘a nova. e dammi la nuova.
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