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mercoledì, Ottobre 30, 2024

L’Annunciazione,  tra spiritualità e tradizione popolare

Da Leggere

Rossella Barletta
Rossella Barletta
Rossella Barletta, esperta di storia locale, da oltre quarant’anni indaga sul patrimonio storico, folklorico, antropologico, artigianale, gastronomico del Salento. Negli ultimi tempi il suo interesse precipuo è rivolto al recupero del lessico dialettale e gergale, prima che cada nell’oblio, coi suoi risvolti umani, sociali e storici. Tantissime le sue pubblicazioni, che possono essere consultate su www.rossellabarletta.it o sul sito edizionigrifo.it.

Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, la chiesa cattolica celebra la concezione del Figlio di Dio nel grembo della Vergine per opera dello Spirito Santo, annunciata dall’Arcangelo Gabriele.

In passato, specialmente nel mondo contadino, questo giorno rivestiva un’importanza particolare perché affiancato alla rinascita della natura, particolarmente delle piante che, in effetti, mostrano nuovi germogli. La saggezza popolare definiva questa data strategica per il loro ciclo produttivo: te la Nunziata ogne erva e’ licenziata, dell’Annunziata ogni erba è licenziata, nel senso che è pronta per germogliare; te la Nunziata la sementa e’ nata, dell’Annunziata il seme è nato; te la Nunziata ‘ntrata parata, dell’Annunziata entrata addobbata, ossia sbocciano i fiori dell’olivo e l’albero appare come se fosse ornato di un apparato festoso; te la Nunziata la vigna e’ ncardillata, dell’Annunziata alla vigna spuntano i germogli, paragonati dal contadino a tanti cardellini.

Fra i modi di dire che alludono alla gravidanza di Maria, si annovera il seguente: te la Nunziata la femmana ‘nci ole lassata, letteralmente dell’Annunciazione la donna vuole che sia lasciata, ossia si dovevano evitare rapporti sessuali, perché l’eventuale concepimento non coincidesse con quello di Gesù. Secondo le leggende popolari il 25 dicembre sarebbe nato un lupo mannaro.

Connesso al 25 marzo è il risveglio anche degli animali che, sollecitati dai primi tepori primaverili, lascerebbero le loro tane in cui hanno trascorso il letargo invernale: te la Nunziata ogne serpe àusa la capu, dell’Annunziata ogni serpente alza la testa, riprende a strisciare alzando il capo, com’è tipico dei rettili.

La disponibilità di più luce naturale è evidente il giorno dell’Annunciazione. Un tempo, si cominciava a diminuire l’uso delle lucerne, che si sarebbe ripreso in un altro giorno che riguarda la Natività della Vergine Maria (festa liturgica sia della Chiesa cattolica sia della Chiesa ortodossa) ossia l’8 settembre (quando non esisteva l’ora legale).

La data dell’Annunciazione, caricata dalla profonda motivazione teologica, perché «commemorazione dell’inizio della redenzione e dell’indissolubile e sponsale unione della natura divina con la natura umana nell’unica versione del Verbo» (Cattabiani), diventava occasione per eseguire riti tendenti a ottenere protezione o effetti positivi.

A Taurisano era il giorno adatto per guarire dall’ernia inguinale: si incideva per tre volte con una stecca di legno la parte malata, recitando contemporaneamente tre volte il seguente scongiuro:

 A nume te santa Nunziata             In nome di santa Annunziata

vane, criatura, ca si’ sanata.        vattene, creatura, che sei guarita.

Dialettalmente il nome derivante da Annunciazione è Nunzia, Nunziata, Nunziatina, Nunziateddha per le donne; Nunziu per gli uomini.

La Madonna dell’Annunziata riceve particolari festeggiamenti: a Tuglie dove, oltre ai riti sacri e civili, si svolge un grande mercato detto “della Nunziateddha”, e a Castro dove si organizza la “sagra del pesce a sarsa”.

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