Secondo la tradizione popolare, san Francesco da Paola (1416-1507), paesino della Calabria, dal suo eremo di Paterno, previde la sciagura che si sarebbe abbattuta per mano dei turchi su Otranto nel 1480. La previsione, comunicata al re di Napoli Ferdinando I, non ebbe gli effetti desiderati.
Sul colle dei Martiri, la chiesa (1614) che ricorda il sacrificio di 800 otrantini è intitolata a Lui – come altri luoghi urbani – perché «tanta parte ebbe, con la sua preghiera e il suo spirito profetico, negli avvenimenti otrantini». (Antonacci)
A Lecce, nella Basilica di Santa Croce, a sinistra del transetto si trova la cappella dedicata al santo con l’altare eseguito (1614) dall’architetto-scultore Francesco Antonio Zimbalo: un’opera di raffinato intaglio lapideo. Esso è composto da sei pannelli per lato, divisi da tre colonne decorate da motivi che li fanno somigliare a un merletto lavorato a tombolo; sono disposte prospetticamente e convergono al centro dell’altare dove, originariamente, era collocata una statua raffigurante il santo, sostituita da un quadro del 1833.
I dodici pannelli raccontano fatti della vita di san Francesco, tre riguardano episodi della liberazione di Otranto. In alto, un cassettonato ha al centro il motto del santo “Charitas”, affiancato da sei angeli che recano i simboli del martirio di Cristo.
San Francesco di Paola è protettore di chi va per mare; un tempo era invocato per ottenere grazie generiche:
San Franciscu miu de Pàula San Francesco mio di Paola
cu’ ‘na grande divozione con una grande devozione
cinque ‘nnuterelle cinque nodi
ci puerti a lu curdone che porti al cordone
e li sidici venerdì e per sedici venerdì
pane acqua digiunavi digiunavi a pane e acqua
e facevi orazione a Cristu e pregavi Cristo
fanne la grazia San Francìscu. fai la grazia san Francesco.