di Gianni Borsa
(Milano) Nel 2013 i giovani che hanno dichiarato di credere nella religione cristiana cattolica sono stati il 56%; nel 2023 sono il 32,7%, “con una discesa costante e un’accentuazione del 2020”. Le giovani donne che nel 2013 si sono dichiarate cristiane cattoliche sono state il 61%, nel 2023 il 33%. I giovani che nel 2013 si sono dichiarati atei sono stati il 15%, nel 2023 sono il 31%.
Sono alcuni dati che mergono dalla ricerca su giovani e fede dell’Istituto Toniolo, presentata oggi in Università Cattolica a Milano. “Sta anche avanzando tra i giovani l’adesione a una generica entità trascendente. Nel 2017 erano il 5,6%, nel 2021 erano il 7%, nel 2023 sono il 13,4%”. L’adesione a religioni orientali continua ad essere presente in percentuali ancora poco significative (1-2%).
“Gli intervistati hanno una storia formativa abbastanza uniforme: hanno partecipato alla catechesi dell’iniziazione cristiana fino alla Comunione o molti anche alla Cresima. Uno di loro non è battezzato e uno ha fatto lo sbattezzo”, spiega la curatrice Paola Bignardi. “Della catechesi ricordano soprattutto la noia e la difficoltà di comprendere idee estranee alla loro vita; hanno apprezzato la possibilità di stare con gli amici e le amiche, che ha costituito il contorno dell’incontro di catechesi. Di ciò che hanno imparato in quell’esperienza dicono di non ricordare nulla, ma di aver apprezzato la possibilità di vivere nell’insieme un’esperienza di socialità bella”.
Più difficile è la partecipazione alla messa della domenica, “di cui ricordano noia e soprattutto senso di costrizione da parte dei genitori. I ricordi decisamente positivi di quella fase della vita sono legati ad esperienze estive: campiscuola, vacanze con la parrocchia…; in quel contesto anche la preghiera, soprattutto a contatto con la natura, è stata vissuta come un momento bello”.
Paola Bignardi spiega che “sembra fallito il passaggio da una fede infantile a una fede personale“; per i giovani che hanno risposto all’indagine “è difficile accettare la Chiesa così come è“; “la proposta religiosa non sa dare risposte alle domande esistenziali“.
Eppure “l’abbandono della Chiesa non corrisponde sempre all’abbandono della fede“. C’è semmai “una fede personale, una ricerca di se stessi; una fede solitaria, senza comunità”. Ci sono percorsi di ricerca spirituale, “una strada possibile ma non scontata verso Dio“, che si incontra nella propria coscienza, “nel mondo interiore, non nella tradizione“. “Un percorso – dice Bignardi – di libertà“. Sarebbe in atto “una trasformazione del credere”. C’è qualcosa di più “del dato generazionale, un modo nuovo di interpretare l’umano, cercano una fede contemporanea, in dialogo con la vita delle donne e degli uomini di oggi”. Provocazioni, queste, che investono tutta la Chiesa.
Gianni Borsa