Poche e non chiare sono le notizie sulla figura di san Giorgio. Si potrebbe dire che è un santo la cui vita è avvolta nel mistero: infatti da sempre gli studiosi hanno tentato di chiarire chi veramente egli fosse e in che periodo e luogo sia vissuto.
Alcune notizie, poche per la verità, sono contenute Passio Georgii che il Decretum Gelasianum del 496 considera tra le opere apocrife, cioè non autentiche.
I documenti successivi aggiungono notizie sul culto, ma null’altro sotto il profilo agiografico. La Passio dal greco venne tradotta poi in latino, copto, armeno, etiopico, arabo, ad uso delle liturgie riservate ai santi.
Da essa, tuttavia, possono essere desunti, alcuni dati plausibili: Giorgio era nato in Cappadocia ed era figlio di Geronzio persiano e Policronia cappadoce, che lo educarono cristianamente. Da Adulto divenne tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia Daciano, per alcuni, dell’armata di Diocleziano (243-313) imperatore dei romani per altri, il quale con l’editto del 303 iniziò le persecuzioni dei cristiani in tutto l’impero. Da questo momento il tribuno Giorgio di Cappadocia distribuì i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto, confessò con forza, dinanzi al tribunale dei persecutori, la sua salda fede in Cristo; rifiutò di abiurare e, come da prassi del tempo, fu sottoposto a duri supplizi e poi carcerato. Qui ebbe in visione il Signore che gli predisse 7 anni di tormenti, 3 volte la morte e 3 volte la resurrezione.
La devozione popolare e le leggende, sull’onda della fantasia popolare e dei miti greci di Perseo, elevarono il martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che sconfigge il male, rappresentato dal drago.
Con il passare dei secoli Giorgio diventa patrono del Portogallo, della Lituania, dell’Aragona, delle forze armate bulgare, di Campobasso, Ferrara e Reggio Calabria. È anche il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, degli scout, degli schermidori, degli arcieri e dei sellai; è il santo invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le malattie della testa. La Chiesa Orientale lo chiama il ‘Megalomartire’, il grande martire. San Giorgio è onorato anche dai musulmani, che gli diedero l’appellativo di ‘profeta’. Nei paesi alle pendici del Vesuvio, ed in particolare a San Giorgio a Cremano, è invocato contro le eruzioni del vulcano. San Giorgio è anche il patrono dell’Inghilterra:
il papa affidò la sua bandiera agli inglesi proprio durante le crociate. Difatti proprio il re guerriero Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) per primo invocò il santo soldato come protettore di tutti i combattenti e nel 1277 il vessillo diventò la bandiera ufficiale del Regno d’Inghilterra. Edoardo III nel 1348 istituì il celebre grido di battaglia Saint George for England fondando il noto Ordine dei Cavalieri di San Giorgio o della Giarrettiera.
In Catalogna invece la ricorrenza di San Giorgio incontra quella di San Valentino: la tradizione vuole infatti che i ragazzi regalino alle ragazze una rosa e vengano ricambiati col dono di un libro.
Pur avendo perso la sua connotazione religiosa, è una festa molto sentita dal popolo inglese: il 23 aprile di ogni anno per le vie di Londra si incontrano gentlemen che indossano ai polsini della camicia i St. George’s cufflinks (i gemelli con lo stemma inglese o la raffigurazione del santo), gruppi di giovani suonano per le strade e i giocolieri si esibiscono davanti al Covent Garden Market, le bandiere bianche con una croce rosso vivo sventolano, mentre le strade sono attraversate dalle bande delle Forze Armate.
In Italia ci sono ben 21 città che portano il suo nome. La difficoltà di trovare notizie attendibili ha portato nel tempo la Chiesa a prendere progressivamente le distanze dal leggendario eroe, fino alla cancellazione della sua festa dal calendario liturgico avvenuta nel 1969, non intaccando il culto del santo, mantenendo quindi, per volere di Paolo VI, la “memoria facoltativa”. Il suo nome deriva dal greco gheorgós, cioè ‘agricoltore’. Fu portato nei secoli da persone note: 6 re di Gran Bretagna e Irlanda, 2 re della Grecia e altri dell’Est europeo, personaggi come Washington, Orwell, Hegel, Gagarin, De Chirico, Morandi, il Giorgione, Danton, Vasari, Byron, Simenon, Bernanos, Bizet, Haendel ed altri ancora. In Italia è diffuso anche il femminile Giorgia, Giorgina; in Francia è Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg e Jürgens in Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in Danimarca; Yuri in Russia.