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venerdì, Novembre 22, 2024

Vite spezzate: lo sconcerto di Annarita Quarta

Da Leggere

Annarita Quarta
Annarita Quarta
Laureata in Scienze Bancarie si dedica alla professione di dottore commercialista e si specializza in gestione delle risorse umane. Consegue una seconda laurea in Scienze Religiose a cui fa seguito l'incarico di direttrice dell'Ufficio pastorale del Lavoro della diocesi di Lecce. Attualmente vive in provincia di Lecce e lavora in tutta Italia come consulente presso enti pubblici e privati. Autrice di saggi, tra cui: "Talento, vocazione e lavoro al servizio del bene comune".

Sarà che ormi l’età avanza ma, ormai, faccio fatica ad accettare certe affermazioni. Nei giorni scorsi ho avuto modo di partecipare ad un corso di approfondimento riguardante la violenza di genere. Ovviamente, si sono affrontate tante tematiche attuali, prima tra tutte, quella del patriarcato, dei retaggi culturali, delle pari opportunità e compagnia bella. Ad un certo punto, qualcuno degli uditori, ha chiesto come mai il caso Cecchettin ha suscitato tanto clamore mediatico al punto da trasmettere in tv anche i funerali, mentre altri casi sono scomparsi dalle prime pagine e da tutti gli altri mezzi di comunicazione in breve tempo. Ovviamente, anche in questo caso si sono sentite le opinioni più disparate, condivisibili o meno ma un brivido mi è corso lungo la schiena quando si è fatto riferimento all’uccisione della ventisettenne incinta di 8mesi. Una domanda era proprio: “perché l’uccisione di una donna in gravidanza ha avuto meno impatto emotivo rispetto al caso di Giulia?Tra le tante teorie mi ha sconvolto sentire dire che per quel caso non poteva parlarsi di duplice omicidio in quanto il bambino ancora non nato. Definire quello del piccolo, portato in grembo dalla vittima, omicidio vorrebbe dire minare la legge 194 sul diritto all’interruzione alla gravidanza! Lo so, susciterò molte polemiche, ma cosa siamo diventati? Un uomo è tale solo nel momento in cui emette il primo vagito all’ingresso di questo mondo contorto? Ci sono storie di bambini nati prematuri anche con solo cinque mesi di gestazione, che grazie a cure ed attenzione sono oggi donne e uomini sani. Invece un bimbo che sta per nascere non può essere considerato ucciso perché ancora nel grembo della madre? Attenzione! Qui non si sta parlando del diritto all’interruzione della gravidanza, non nascondo le mie perplessità sull’abuso di questo diritto, ma non voglio inoltrarmi in un ginepraio. Trovo, invece, orribilmente amorale non considerare omicidio la morte di quel piccolo nel grembo di sua madre. Uccidere consapevolmente, come ha fatto lo snaturato padre e compagno della Tramontano è qualcosa di sconvolgente lontano anche dagli istinti delle belve più feroci. E noi, per non creare precedenti giudiziari che potrebbero portare ad una revisione della legge 194 ci guardiamo bene di parlare di duplice omicidio?Fate voi. Per me quel piccolo era una vita, stava per nascere! Magari questo mondo è troppo difficile ma nessuno aveva il diritto di impedirgli di essere stretto dalle braccia della sua mamma su questa terra.

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