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giovedì, Novembre 21, 2024

Dietro le quinte del 1°Maggio: lavoratori dell’ospitalità in azione. La ricetta dello chef

Da Leggere

Francesco Rizzo
Francesco Rizzo
Chef internazionale

Il 1° maggio si celebra la Festa dei lavoratori in moltissimi Paesi: un giorno di riposo e di festività per tutti i lavoratori. Questa festa ha un grande significato e una storia che affonda le proprie radici nel passato: nasce con l’intento di ricordare l’impegno dei movimenti sindacali e gli obiettivi sociali ed economici raggiunti dai lavoratori dopo lunghe battaglie, e costituisce quindi non solo un giorno in cui riposarsi, ma anche un giorno in cui ricordare.

I pubblici esercizi  e i loro operatori, come cuochi, chefs, camerieri, barman, barlady lavapiatti, guide turistiche e tutti coloro impegnati nel settore dell’ ospitalità, componente essenziale del tempo libero e del turismo del nostro Paese, lavorano anche e soprattutto nei giorni di festa.

L’operatività delle nostre imprese è di fondamentale importanza per garantire l’accoglienza e i servizi indispensabili per un Paese che ha nel turismo uno dei motori principali della sua economia. La festività del Primo Maggio è l’occasione utile per ringraziare tutti i lavoratori del settore della ristorazione e del turismo, per l’impegno e la professionalità che valorizzano il loro quotidiano lavoro, rafforzando l’immagine, la considerazione e attrattività turistica del nostro Paese.

Nel 2018 sono stati circa 977 mila gli operatori nel settore ristorazione e turismo che il 1°Maggio hanno lavorato (dati Fipe 2018).

Sempre nella giornata del 1 Maggio  è usanza mangiare fave e pecorino. Perché?

Sembra che i romani cominciarono ad utilizzare le fave per celebrare la dea Flora, protettrice della natura in fiore e della rinascita.
Nella tradizionale festa comparve il lancio dei baccelli delle fave per augurare fortuna e ricchezza. Da questa usanza nacque un’altra credenza popolare. Si cominciò a considerare di buon auspicio trovare 7 semi invece di 6 nello stesso baccello.

Per il loro alto contenuto in fibre, proteine e sali, le fave sono diventate un alimento irrinunciabile per le classi medio – basse. I “poveri” le hanno inserite nelle ricette della tradizione culinaria romana, associandole ad un’altra prelibatezza regionale, il pecorino romano. La sua lunga conservazione e l’elevato apporto nutritivo, unito a grande digeribilità, ne hanno fatto un elemento importante nella dieta dei legionari.

Insieme alle fave, assicura la giusta energia per godere delle giornate di festa

Quindi provate a deliziare il vostro 1 Maggio con questa ricetta.

Mezze maniche con guanciale, pecorino e crema di fave -per 2 porzioni

Ingredienti

Mezze maniche200 g

Pecorino100

Guanciale2 fette

Fave già pulite150 g

Pepe nero q.b

STEP 1

Per prima cosa sgusciare le fave e sbollentarle per circa 15/20 minuti (dipende dalla grandezza)

STEP 2

Una volta cotte toglierle dal baccello e frullarle con un mestolo di acqua di cottura fino ad ottenere una crema liscia.

STEP 3

Tagliare a listarelle il guanciale e farlo sudare in padella finché diventerà bello croccante, scolarlo e tenerlo da parte.

STEP 4

Lessare la pasta e a metà cottura trasferirla nella padella con il grasso rilasciato dal guanciale aggiungendo qualche mestolo d’acqua di cottura fino ad ultimarla.

STEP 5

Spegnere il fuoco e aggiungere il pecorino a pioggia fino a che si sarà creata una cremina, se risultasse troppo densa basterà aggiungere qualche goccio d’acqua di cottura della pasta.

STEP 6

Unire il guanciale e una spolverata abbondante di pepe nero.

STEP 7

Impiattare e finire il piatto con la crema di fave.

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