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venerdì, Novembre 22, 2024

Decine e decine al giorno, ma un segnum fa la differenza.     

Da Leggere

Rossella Barletta
Rossella Barletta
Rossella Barletta, esperta di storia locale, da oltre quarant’anni indaga sul patrimonio storico, folklorico, antropologico, artigianale, gastronomico del Salento. Negli ultimi tempi il suo interesse precipuo è rivolto al recupero del lessico dialettale e gergale, prima che cada nell’oblio, coi suoi risvolti umani, sociali e storici. Tantissime le sue pubblicazioni, che possono essere consultate su www.rossellabarletta.it o sul sito edizionigrifo.it.

Siamo circondati da decine e decine di signi, segni, talvolta comuni e facilmente individuabili, tra l’altra da decrittare. Possono giungerci da lontano, essere benvoluti o inquietanti; immediatamente comprensibili o possono rimanere sospesi e poi sfumare del tutto, col loro intatto significato nascosto e, quindi, irrisolto. È proprio quest’ultimo requisito, molteplice nella sua natura, a caratterizzare i segni che spesso l’uomo non cerca volontariamente, ma che si trova improvvisamente e nella condizione di doverli decodificare, suo malgrado.

Il bisillabo signum è un generatore prolifico di brevi, ma significative espressioni (buon segno, il segno più, il segno meno, ecc.), di necessari derivati (insegna, disegno, assegno, ecc.), di illuminanti verbi (segnalare, insegnare, assegnare, ecc.).

Il segno è una sorta di marchio, quindi visibile, che difficilmente si riesce a nascondere o a ignorare; è la prova inequivocabile che c’è stata un’azione che l’ha provocata o da cui deriva. Per esempio – deduce Cicerone – una cicatrice rivela una precedente ferita, così come la polvere sui sandali dice che, quasi certamente, si è fatto un pezzo di strada. Oppure, se vediamo il fumo, continua l’oratore romano, capiamo che là sotto c’è il fuoco, mentre, vedendo una zampata, sentenzia sant’Agostino, è giusto pensare che sia passato un animale di cui quella è l’impronta. 

Per i latini signum aveva poi valore di “sintomo”, strettamente legato ai casi di malattia. Per il momento, lo svincolo dal campo della medicina e lo affianco ai comportamenti adottati in questo tempo attuale da alcuni nostri simili.

Considero i segni creati, quelli che il citato Agostino definisce signa data, ossia che nascono dalla volontà umana (sono diversi da quelli spontanei), al fine di manifestare sentimenti e pensieri, di esprimere pubblicamente la propria interiorità, il proprio pensiero. Non sempre ciò è possibile, lo rendiamo possibile, accade che sia possibile. In questo siamo dissimili dagli animali i quali inviano segni (da interpretare) quando scuotono la coda, cantano, gonfiano le piume, fanno le fusa e così via.

L’uomo, sempre più spesso, mostra atteggiamenti di disaccordo senza mezzi termini, del tipo: chi non è con me è contro di me. Punto. Alla faccia della democrazia.

Riepilogando, segnum è traccia, indizio, prova, segnale, sigillo. Ciascuna di queste voci porta dritto a quello che è sotto gli occhi di tutti come, per esempio, nelle vie della propria città di residenza e nei parchi (in uno dei quali è scaturita questa osservazione) dove si dovrebbe avere un comportamento rispettoso dell’ambiente e, invece, stride la presenza di carte, fazzoletti, cicche di sigarette, “gratta e vinci”, pacchetti di smorzafame e altro, gettati a terra, oltre a escrementi di animali non raccolti da chi li accompagna… a pochi passi dai cestini portarifiuti! Per non parlare della cattiva abitudine di lasciare, dove capita, bottiglie o lattine vuote di birra, bicchieri di plastica con cannuccia e cicche a non finire. Durante la pandemia da Covid 19 il segno diffuso è stato l’abbandono scriteriato delle mascherine protettive usate individualmente.

Di fronte a questi molteplici e diversi segni, non c’è bisogno di accertare la verità, come la invocava Cicerone; appartengono a individui incivili, noncuranti, indifferenti, disinteressati della salvaguardia di un bene comune, privi del senso estetico, dell’ordine e della tutela dei luoghi pubblici. Non nutrono nemmeno il sentimento della solidarietà verso chi pulisce e si prende cura dell’ambiente in cui essi stessi vivono. Non partecipano all’invito di cambiare i comportamenti e le pessime abitudini che sono alla base della convivialità civile. Figuriamoci! 

In fondo non è impossibile cambiare le cose. Ma con questi intoppi insormontabili, provenienti proprio dall’homo sapiens, quanta fatica! E che evidente arretratezza con le comunità più avanzate!

Pubblicazioni di Rossella Barletta

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