Attraverso il dialogo incredibilmente consonante tra gli oggetti e la città, Iacchetti dimostra come il design contemporaneo non risponda soltanto ad istanze funzionali ma possa, anche, stimolare il pensiero, suscitare reazioni, sentimenti ed emozioni. La ventisettesima croce, progettata per l’esposizione a Lecce dall’azienda Pimar, è una croce latina, realizzata in calcarenite, pietra tipica del territorio, la cui estremità inferiore dell’elemento verticale si trasforma in una vite. Il progetto grafico è di Leonardo Sonnoli e Tassinari/Vetta, le foto di Max Rommel, Serena Eller, Gaia Anselmi Tamburini. La mostra sarà visitabile fino al 30 giugno, dal martedì al sabato dalle 10:00 alle 13:30 con ingresso gratuito.
INSTALLAZIONE SITE SPECIFIC
L’ultima croce, come detto, è un’installazione site specific pensata per la mostra leccese. Una croce contraddistinta da una sintesi formale che nella sua concezione dimostra l’abilità di Giulio Iacchetti di creare oggetti che racchiudono più significati. L’essenzialità della forma, priva di qualsiasi tipo di aggettivazione, il materiale lapideo, la presenza del dispositivo apicale rimandano, infatti, alle croci infisse nel terreno che, accanto a mille altre, tutte uguali, costituiscono i cimiteri di guerra. In questi tempi così feroci, sembra essere un invito a riflettere sul costo umano dei conflitti, che privano i caduti spesso anche della dignità del nome, che nessun elenco su lapidi cittadine potrà restituire. La vite, termine che è il plurale di vita, in posizione opposta alla croce, sembra, inoltre, volerci ricordare il dualismo dell’esistenza umana, ma nello stesso tempo, offrirsi, per le sue proprietà meccaniche di macchina semplice – trasformare il moto rotatorio in lineare e viceversa, girare apparentemente su stessa, in realtà, avanzando, vincendo la resistenza dei materiali, fermarsi e tornare indietro, ma soprattutto legare elementi diversi – quale metafora del dialogo, strumento per “mantenere la pace con la pace” (Sant’Agostino). Iacchetti, ancora una volta, realizza non un’opera d’arte, ma un objets à réaction poétique il cui senso è “nel saper ascoltare prima di imporre, nel misurare il gesto che trasforma e crea, adattandolo al contesto progettuale, nel forzare dolcemente più che costringere un materiale ad asservire un’idea astratta, al fine di generare non solo espletamento di funzioni, ma anche e soprattutto emozioni” (Iacchetti, Ragni, 2003). Come la scoperta che la vite fu probabilmente inventata, proprio in Puglia, da Archita da Taranto.L’AUTORE
Giulio Iacchetti, industrial designer dal 1992, progetta per le più importanti aziende del panorama nazionale, tra cui Abet Laminati, Alessi, Artemide, Fontana Arte, Foscarini, Ifi, Magis, Pandora design. È direttore artistico di Danese Milano, Dnd, Myhome e Internoitaliano. Due volte Compasso d’Oro nel 2001 con Moscardino, posata multiuso biodegradabile, disegnata con Matteo Ragni per Pandora Design, e nel 2014, con la serie di tombini Sfera, disegnata con Matteo Ragni per Montini, nel 2009 è stato insignito del Premio dei Premi per l’innovazione conferitogli dal Presidente della Repubblica Italiana per il progetto Eureka Coop, con cui ha portato il design nella grande distribuzione organizzata. Da sempre attento all’evoluzione del rapporto tra realtà artigiana e design, nel novembre 2012 lancia Internoitaliano, la “fabbrica diffusa” fatta di tanti laboratori artigiani con i quali firma e produce arredi e complementi ispirati al fare e al modo di abitare italiani. Parallelamente ha portato avanti la sua personale ricerca verso nuovi temi di progetto come quello della croce da cui è nata la mostra “Cruciale”, tenutasi al Museo Diocesano di Milano, nella Basilica di Santo Stefano Rotondo a Roma e al Castello di Lombardia a Enna.